L’inaspettata evoluzione del mercato del lavoro: dalla shecession agli inattivi

Dal Regno Unito arrivano dati per molti versi inaspettati sull’evoluzione del mercato del lavoro in questo anno e mezzo di crisi pandemica. Dalla crisi occupazionale, soprattutto femminile, alla crescita considerevole degli inattivi.

Viviamo senza alcun dubbio un momento storico di grande trasformazione ed anche la teoria economica, di fronte ad una tale quantità di cambiamenti, non può che fornire risposte parziali e, soprattutto, provvisorie. Il mercato del lavoro, da questo punto di vista, ne è sicuramente un esempio lampante.

Se ricordate, una delle principali caratteristiche emerse della prima fase della pandemia, quella caratterizzata dai lockdown, con il loro strascico di scuole ed uffici chiusi, era stata la diminuzione della forza lavoro femminile, tanto da fare coniare a molti economisti il termine she-cession, a testimoniare quanto le donne fossero particolarmente colpite dalla crisi economica scatenata dal covid. In molti si chiedevano quali sarebbero potute essere le conseguenze di lungo periodo di tale fenomeno e come i governi avrebbero dovuto agire in questa situazione.

Ad un anno e mezzo di distanza stanno emergendo dati che sembrano mostrare un’evoluzione del mercato del lavoro molto diversa da quanto ci si potesse attendere. Gli ultimi numeri arrivano dalla Gran Bretagna e ce li fornisce una ricerca svolta dall’istituto Resolution Foundation. Tra questi, il più interessate ci dice che dal marzo del 2020, da quando cioè è iniziata la crisi pandemica nel Regno Unito, 586 mila persone sono diventante inattive, ossia senza un lavoro e non alla ricerca di una nuova occupazione.

Di questo considerevole insieme di inattivi, oltre la metà – 364 mila persone – appartengono a fasce di età ben lontane dalla soglia della pensione. Inoltre, altro dato interessante, l’inattività colpisce molto di più l’occupazione maschile di quella femminile. Spiega la ricerca che nella fascia di età tra i 25 ed i 44 anni il tasso di partecipazione tra i lavoratori maschi è diminuito dell’1.1%, mentre tra le lavoratrici è aumentato dell’1.8%. Nel complesso il tasso di partecipazione femminile è salito dello 0.4%, con 500 mila donne passate da contratti part time a contratti a tempo pieno.

Quella che pare emergere nel mercato del lavoro inglese è una dinamica per molti versi inaspettata. Mentre molte persone, in gran parte maschi, diventano inattive, lasciando il mercato del lavoro per paure e mismatching legati al Covid, risale l’occupazione femminile, specialmente tra le madri con bambini piccoli sotto i 3 anni (74% di partecipazione nel 2021 contro il 68% nel 2019).Un fenomeno motivato dalla necessità di contribuire al reddito familiare diminuito per le difficoltà lavorative del partner, ed agevolato dal ricorso al lavoro da remoto o flessibile.

Le conseguenze sociali ed economiche di tale dinamica sono tutte da verificare. Di certo una riduzione della partecipazione comporta una maggior tensione sul fronte salariale. Elemento, questo, che può pesare sull’andamento dell’inflazione nei prossimi mesi.

Foto di startupstockphotos

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