Sui combustibili fossile sussidi per quasi 6 mila miliardi di dollari

Per cercare di ridurre il surriscaldamento globale è fondamentale disincentivare l’utilizzo di energia inquinante. Ma una ricerca dell’FMI ci dice che i combustibili fossile godono ancora di quasi 6 mila miliardi di sussidi, impliciti o espliciti che siano.

Lo scorso settembre il Fondo Monetario Internazionale ha rilasciato un interessantissimo working paper dal titolo: Still Not Getting Energy Prices Right: A Global and Country Update of Fossil Fuel Subsidies. Nel documento Ian Parry, Simon Black e Nate Vernon hanno analizzato i dati sui prezzi dell’energia fossile (carbone, benzina, diesel e gas naturale) di 191 paesi con un duplice obiettivo: l’individuazione di un prezzo “efficiente” dei combustibili fossili; la quantificazione del sussidio implicitamente garantito ai produttori dal gap tra prezzo efficiente e prezzo corrente.

L’idea di base è che il prezzo di un combustibile dovrebbe tenere in considerazione non solo i costi di produzione ma anche quelli ambientali, vale a dire la quantificazione dei danni alla salute ed all’ambiente causati dalla produzione e dal consumo di energia fossile. Se questi costi non vengono fatti pagare al produttore, di fatto è come se gli stessimo dando un incentivo, un sussidio implicito, per continuare sulla cattiva strada.

Ebbene, dall’analisi dei dati condotta dai tre ricercatori emerge che nel 2020 il valore complessivo dei sussidi al fossile, considerando sia quelli espliciti (vantaggi fiscali) sia quelli impliciti, è stato pari al 6.8% del PIL mondiale, 5,6 mila miliardi di dollari. E nel futuro prossimo, senza interventi governativi, le cose non andranno meglio, con l’ammontare complessivo dei sussidi in crescita fino al 7.4% del PIL mondiale entro il 2025. Di questa enorme quantità di soldi, ben il 92% è riferibile al mancato ricarico dei costi ambientali collegati alla produzione ed al consumo di combustibili fossili. A mancare sono soprattutto i costi legati all’inquinamento (42% del valore del sussidio) e del riscaldamento globale (29% del sussidio).

Il gap tra prezzo pagato sul mercato e prezzo efficiente dei combustibili è particolarmente sostenuto per il carbone e per il gas naturale, mentre a livello geografico l’Asia ed il Nord America mostrano i valori mediamente più significativi, con la Cina in cima alla classifica per sussidi garantiti (seguita da USA, Russia, India ed Europa).

Parry, Black e Vernon calcolano che se si riuscisse ad applicare il prezzo efficiente ai combustibili fossili entro il 2025, si potrebbero ridurre le emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera del 36% entro un quinquennio, salvando quasi un milione di vite all’anno dalle morti collegate all’inquinamento, ed aumentando le entrate fiscali per un valore pari al 3.8% del PIL mondiale.

I leader del G20, che secondo dati Bloomberg NEF hanno garantito oltre 3 mila miliardi di sussidi al fossile nel periodo 2015-19, sono chiamati a dare un segnale importante nell’immediata vigilia del COP26. La disincentivazione dell’utilizzo del fossile passa, anche, per i prezzi. Una medicina amara, molto amara, per l’economia mondiale assetata di energia.

Foto di Rudy and Peter Skitterians

Gli ultimi articoli di Ekonomia.it direttamente nella tua casella mail. Iscriviti qui sotto.
I dati trasmessi attraverso questo modulo sono trattati secondo la nostra privacy policy, in linea con la normativa vigente. Per nessun motivo verranno ceduti a terze parti o utilizzati per l'invio di messaggi di natura commerciale.