Le conseguenze della crisi scatenata dalla pandemia sono destinate a durare nel tempo? E gli effetti di lungo periodo del covid-19 su quali economie impatteranno maggiormente? Uno studio di Oxford Economic prova a darci qualche risposta.
Sono settimane di grande impatto emotivo. Da un lato le nuove restrizioni con le quali convivremo nel periodo natalizio ci fanno tornare ai momenti più bui della crisi pandemica, dall’altro l’incessante sforzo scientifico ci sta consegnando in tempi record diversi vaccini, un risultato incoraggiante.
Se, come speriamo, i vaccini riusciranno a riportare la situazione sotto controllo, bisogna anche ricordare che questo non avverrà negli stessi tempi per tutti e che vi sono degli effetti – economici e sociali – destinati a durare a lungo nel tempo, modificando percorsi di crescita e dinamiche economiche di molti paesi nel mondo.
Chi ripartirà prima e chi avra conseguenze perduranti? Oxford Economic ha provato a mettere assieme i dati e nel suo “Calibrating long-Covid vulnerabilities in 162 economies” disegna un’ipotetica griglia di partenza. Lo studio parte dalla messa a punto di 31 indicatori di vulnerabilità economica. Indicatori che sondano vari aspetti di un’economia: dalle dinamiche del PIL al mercato del lavoro, dalla fiducia dei consumatori alla situazione politica.
Guardando alle esperienze del passato, ad eventi pandemici come la SARS o l’Ebola ed alla crisi finanziaria del 2008, i ricercatori di Oxford Economic ritengono che, in media, saranno le economie emergenti quelle più esposte agli effetti di lungo periodo della pandemia di covid-19. In particolare per quel che riguarda aspetti come la rigidità del mercato del lavoro o la portata ridotta della politica fiscale espansiva attuabile.
La media, come ricordava Trilussa, non sempre basta a capire il fenomeno. Ed infatti nella classifica elaborata da Oxford Economic economie emergenti si trovano sia tra quelle con più rischi di lungo periodo (Filippine e India), sia tra quelle con maggiore capacità di ripresa (Cina, Corea del Sud e Brasile).
Sul fronte delle economie avanzate si nota innanzitutto l’incidenza, molto alta, dell’indicatore relativo alla riduzione del PIL nel 2020. In difficoltà paesi come Francia e Spagna, meglio posizionati Germania, Austrialia e Stati Uniti. L’Italia presenta più criticità della Germania e degli USA, ma si posiziona meglio di altri partner europei come Spagna, Francia e Regno Unito.
A livello geografico lo studio confermerebbe quanto già altre ricerche ipotizzano. In media America Latina, Medio Oriente ed Africa sono lo zone nelle quali la ripresa farà più fatica a presentarsi. Il Nord America, invece, appare sensibilmente più reattivo.
Foto di MichaelGaida