Cina, quota 6%. USA, produzione industriale tira il fiato a dicembre

Cina, quota 6%. Una soglia psicologica ma anche – forse – il bottom della fase di rallentamento di Pechino. Intanto negli USA, con i consumatori sempre molto fiduciosi, la produzione industriale tira il fiato ma a sorpresa aumenta la produzione manufatturiera. Questo, ed altro, nell’ultima K Briefing della settimana.

USA, produzione industriale tira il fiato a dicembre. La produzione industriale scende di tre decimali a dicembre rispetto al mese precedente. Le temperature più miti di questo inizio inverno hanno inciso sulla produzione del settore utilities, riducendola. Il confronto con dicembre 2018 segna -1.1%, qui a pesare è soprattutto la componente auto. Riviste al ribasso anche le precedenti rilevazioni. Cala leggermente (4 decimali) il tasso di utilizzazione degli impianti (77%). Segnale positivo, invece, dal settore manifatturiero che a dicembre aumenta – a sorpresa – il proprio output dello 0.2%.

Occupazione, diminuiscono i posti vacanti. Nell’ultimo sondaggio JOLTS diminuiscono i posti di lavoro non ancora assegnati, mentre le attese erano per un loro leggero aumento. Il dato non preoccupa ma conferma che il mercato del lavoro è posizionato nella zona top.

USA, fiducia consumatori rimane ai massimi a gennaio, cresce aspettativa di inflazione. 99,1. E’ questo il livello raggiunto a gennaio dall’indice elaborato dall’Università del Michigan; si scosta di poco dal record di 99,3 registrato in dicembre. Consumatori continuano ad essere fiduciosi, aumentando anche le loro aspettative sull’inflazione. Il riferimento a 12 mesi sale a 2.5% da 2.3%. L’aspettativa per il lungo periodo cresce da 2.2% a 2.5%. La FED annota…

Usa, a dicembre aumentano i cantieri residenziali. Le housing start aumentano del 16.9% a dicembre, in netta crescita rispetto al mese precedente (1.608M contro 1375M) ed a livelli record dal 2006 ad oggi. Dicembre, solitamente mese di minor attività edilizia, quest’anno è stato segnato da temperature più alte del solito, fenomeno che ha implicazioni anche sull’attività costruttiva. Scendono leggermente le concessioni edilizie, -3.9%. Leggermente sotto le attese.

Cina, quota 6% Il PIL cinese acciuffa quota 6%, con un ultimo trimestre che segna +1.5% di crescita. A dicembre sale la produzione industriale (più delle attese) e le vendite al dettaglio (anche in questo caso sopra le attese). Nel 2019 gli investimenti, in particolare sul manifatturiero, sono saliti del 5,4%. Il 58% della ricchezza prodotto nel 2019 deriva dai consumi interni, il 31% dagli investimenti, mentre le esportazioni nette (la differenza tra quanto esportato e quanto importato in termini di beni e servizi) ha contribuito per solo l’11%. Praticamente stabile il tasso di disoccupazione, al 5,2%. Il ritmo di crescita è si il più basso da 3 decenni a questa parte, ma tutto fa pensare che sia in atto una stabilizzazione della condizione economia cinese, sulla quale si vedranno – nei prossimi mesi – gli effetti dell’accordo appena firmato a Washington.

Zona Euro, inflazione a dicembre. Il dato core cresce dello 0.4% mensile, su base annua il livello dei prezzi sale dell’1,3%. Contributo importante dai servizi e dall’alimentare. I dati sono in linea con le attese del mercato ed ancora distanti dal target del 2%, faro della politica monetaria della BCE:

Uk, altro segnale negativo. A dicembre segnale negativo dalle vendite al dettaglio. Sia la componente core che il dato complessivo sono negativi rispetto al mese precedente. -0.8% e -0.6% rispettivamente. Il dato, sopresa negativa per i mercati, segna il quinto mese consecutivo di contrazione. Le vendite al dettaglio dell’ultime trimestre 2019 flettono dell’1%, il peggior dato dal 2017. Le vendite di alimentari (-1.3%) segnano il peggior dato dal dicembre del 2016. Dopo crescita ed inflazione, anche il dato sulle vendite al dettaglio sembrano suggerire una prossima mossa da parte della banca centrale. La sterlina accusa il colpo.

Foto di Leslin_Liu

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