Trump contro Fed

Nel discorso tenuto ieri all’Economic Club of New York il presidente degli Stati Uniti ha ribadito la sua netta contrarietà (usiamo un eufemismo) nei confronti della politica scarsamente accomodante della Federal Reserve. Implicitamente pare voler scaricare la “colpa” di una crescita che anche quest’anno dovrebbe essere sotto il 3% al board diretto da Powell. Trump contro Fed ma anche altro nel nostro K Briefing giornaliero.

UE, produzione industriale. Debolezza nei dati di settembre. +0.1% su base mensile, -1.7% su base annua. Entrambe i dati sono migliori delle attese ma l’intonazione rimane negativa.

Trump contro Fed. Nel discorso pronunciato ieri sera il presidente americano si scaglia nuovamente contro la politica monetaria della Federal. Sulla Cina nessuna novità sostanziale, un mix di minacce (senza accordo alzeremo considerevolmente i dazi, il furto di lavoro agli USA è finito) e di aperture (un primo step di accordo è vicino alla conclusione). Un accenno “in cagnesco” anche ad “altri paesi”, con riferimento alla prossima decisione sui dazi alle auto europee. Nulla di veramente nuovo ma l’impressione che la parola certezza con Trump non sia utilizzabile.

La risposta di Powell. In questi minuti è in corso l’audizione di Powell al Congresso USA. Il governatore ha ribadito la linea attendista, ha sottolineato di non vedere movimenti dei salari in grado di influire sull’inflazione e che il rischio di una inflazione al ribasso è maggiore del rischio di un rialzo dei prezzi. Al momento l’outlook rimane positivo. I tassi per il momento rimangono fermi ma, se dovessero muoversi, sembra più probabile un movimento verso il basso.

Inflazione stabile. I dati sull’inflazione in Germania, UK e USA non aggiungono molto al quadro macro, confermandosi sostanzialmente sui livelli delle letture precedenti.

Occupazione UK, i primi effetti della grana Brexit. Da luglio a settembre sono stati cancellati 58mila posti di lavoro nel Regno Unito, il tonfo più alto dal 2015. Il numero di nuovi posti di lavoro è ai minini da due anni. Peggiora anche l’occupazione femminile (che ha guidato la ripresa occupazionale UK). La disoccupazione si porta al 3,8%, il dato più basso dalla metà degli anni 70, ma crescono gli inattivi e la disoccupazione di breve periodo.

Giappone, rimbalzo dei prezzi alla produzione. A ottobre i prezzi alla produzione segnano un +1.1% mese su mese, leggermente sotto le attese. Il dato annuo rimane negativo ma passa da -1.1% a -0.4%.

Australia, fiducia dei consumatori riprende vita a novembre. Il Westpac Consumer Sentiment segna un +4.5% a novembre contro il -5.5% di ottobre.

Inoltre. Russia PIL e prospettive, la view sull’azionario di novembre

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Russia, crescita accelera ma incertezze rimangono

Dopo quattro tagli dei tassi consecutivi, l’economia russa sembra rispondere alle cure e cresce nel terzo trimestre al ritmo più alto da inizio anno. Un +1.7% ottenuto soprattutto grazie alle attività legato all’estrazione ed alla vendita del gas naturale. Per gli analisti siamo però ancora all’inizio di un difficile cammino, servono stimoli monetari e fiscali. Si attendono quindi altri tagli dei tassi, con il rublo che dovrebbe ulteriormente indebolirsi. Il 4° trimestre non dovrebbe discostarsi molto dal risultato del terzo. A livello di investimento la Russia rimane interessante ma molto volatile sul fronte azionario, non considerabile dal punto di vista obbligazionario.

La view sull’azionario per novembre. Ancora troppe incertezze, non c’è una vera schiarita

Le parole di Trump e l’avvicinarsi della campagna elettorale americana non aiutano a dissipare le incertezze sul fronte macro. I mercati azionari rimangono molto volatili. La nostra view di breve periodo:

Sottopesare: USA | Neutrale: Emergenti | Sovrappesare: Zona Euro

La scommessa: dicembre potrebbe portare bene al Dax. Un miglioramento dei dati macro tedeschi ed una positiva conclusione della faccenda “dazi auto” potrebbe dare ulteriore ossigeno all’indice di Francoforte.

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Foto di Gerd Altmann

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