Dazi, WTO e Brexit sono le tre parole che “scaldano” i mercati finanziari in queste ore e rischiano di assestare un duro colpo all’economia europea, una sorta di tempesta perfetta con le esportazioni come bersaglio.
L’economia dell’unione vive un momento complicato. I principali indicatori economici segnano un deciso rallentamento. La Germania fa i conti con un settore manifatturiero in contrazione, la Francia rischia di seguirla. I consumi interni languono e l’inflazione è sempre più debole. In questo scenario le tre parole citate nel titolo, dazi, WTO e Brexit possono indebolire ulteriormente il sistema economico europeo. Riepiloghiamo brevissimamente le due questioni.
La decisione di ieri del WTO (l’organizzazione del commercio internazionale, paradossalmente considerata da Trump un carrozzone inutile) offre all’amministrazione americana la possibilità di imporre dazi su determinati beni importati dall’Europa per un valore pari a 7,5 miliardi di dollari. Per capirsi si tratta di una cifra record, il doppio della sanzione comminata a parti invertite dall’organizzazione ginevrina nel 2002 (4 miliardi di dollari). La motivazione della “sentenza” sta nel riconoscimento come aiuti di stato di alcuni prestiti concessi dall’UE ad Airbus.
Sul fronte Brexit la situazione rimane terribilmente complicata, anche se nelle ultime ore qualcosa sembra muoversi. Le notizie più recenti parlano della proposta di Boris Johnson di scorporare la questione “backstop” dall’accordo. In sostanza anche dopo il 31 ottobre, al confine tra Irlanda del Nord ed Eire, continuerebbero a valere le attuali regole comunitarie, in attesa di trovare, entro il 2021, un accordo definitivo. La proposta, che non piace molto agli irlandesi e trova tiepida Bruxelles, potrebbe aprire lo spazio ad ulteriori trattative, ma l’UE non vuole sentir parlare di ultimatum.
Dazi, WTO e Brexit rischiano di avere un effetto pesante sull’economia europea, colpendo in particolare il settore delle esportazioni che rappresenta il 46% del PIL dell’unione e che già risente delle tensioni internazionali sul fronte asiatico. Qualche dato. L’Europa è il più grande esportatore di beni agroalimentari del mondo (138 miliardi di euro nel 2018, che rappresentano il 7% delle esportazioni totali). L’UE esporta negli Stati Uniti (dato 2018) oltre 430 miliardi di dollari di beni e servizi, con una crescita costante dal 2009 ad oggi ed un saldo (differenza tra beni importati ed esportati) di 170 miliardi di dollari. I beni esportati dalla UE verso l’UK rappresentano il 16% del totale di quelli prodotti.
I dazi USA dovrebbero colpire il settore alimentare (oltre al lusso ed ovviamente ad aerei e componentistica di Airbus), aumentandone il prezzo e diminuendone l’appetibilità per il consumatore americano. Una Brexit senza accordo provocherebbe l’adozione delle regole del commercio internazionale della WTO, con l’applicazione di tariffe sui beni in transito.
Con la domanda interna fragile ed un attacco frontale alle esportazioni, l’UE rischia di trovarsi di fronte ad una tempesta perfetta.
Foto: Enrique Mendizabal (Flickr)