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Fase di “stanca” per il settore ESG

Un sondaggio condotto da HSBC segnala la prosecuzione della fase di “stanca” per il settore ESG, con il focus degli investitori sul breve termine che toglie risorse agli obiettivi di sostenibilità di lungo periodo.

Non è certo un anno da ricordare per il settore ESG. Complici anche le tante incertezze geopolitiche, l’attenzione degli investitori si è spostata sul breve termine

I primi segnali di una sorta di disaffezione per il comparto degli investimenti sostenibili li avevamo avuti già a fine 2023, quando raccontavamo di come negli USA si stesse manifestando una emorragia di risorse dagli strumenti ESG. A metà 2024 superata possiamo dire che quei segnali si sono andati consolidando negli scorsi mesi. La conferma ci arriva anche dai risultati del sondaggio condotto recentemente dal colosso bancario HSBC.

Il sondaggio, focalizzato sugli USA e condotto su un campione di 150 società di gestione per un capitale amministrato di quasi sette trilioni di dollari, mostra come le motivazioni che spingono i money manager ad investire in sostenibilità ambientale e sociale si siano notevolmente indebolite. In particolare sembra emergere una difficoltà nel gestire contemporaneamente la pressione del breve periodo con gli obiettivi di lungo termine caratteristici di ogni investimento in ESG. La congiuntura non sembra essere favorevole: tensioni geopolitiche, incertezza politica interna ed ora anche dei mercati finanziari più volatili. In questo scenario sembra non esserci tempo per strategie con orizzonti temporali lunghi, ed i risicati rendimenti nel settore dell’eolico o del solare non aiutano certo ad andare controcorrente.

La sintesi di tutto questo è l’ultima lettura dell’ESG sentiment calcolato da HSBC sull’importanza delle analisi ESG nelle scelte di investimento. L’indicatore (una scala da 1 a 10) è sceso ad agosto a 4.4 punti, un decimo in meno rispetto al mese precedente e sostanzialmente in stallo rispetto ad un anno fa.

A complicare ulteriormente le cose è la disomogeneità normativa sul tema. Oltre il 60% degli intervistati dichiara che nel settore sarebbe necessaria una regolamentazione la più ampia possibile. Dal sondaggio emerge anche la tendenza da parte di molti gestori di utilizzare sempre meno il termine ESG nelle loro comunicazione, adottando definizioni differenti per attirare capitali.

Tra i rischi più sottovalutati, si legge ancora nel report di HSBC, emerge quello collegato alla risorsa idrica, indicato da oltre il 40% degli intervistati.

Illustrazione di Aristal Branson

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