Inversione della curva dei tassi USA? Meglio non saltare subito alle conclusioni

Venerdì scorso il differenziale tra il rendimento dei Treasury a 10 anni e quello a 3 mesi è sceso sotto la fatidica soglia dello 0. L’inversione della curva dei tassi è realtà ed i mercati reagiscono. Forse, però, è il caso di non saltare subito alle conclusioni.

Il dato. La differenza tra il rendimento di un titolo di stato USA con scadenza a 10 anni e quello di un titolo di stato USA con scadenza a 3 mesi si è portata in territorio negativo. Venerdì 22 marzo a chiuso a -0,022%. La cosa non succedeva dal 2007.

Cosa significa? L’inversione della curva dei tassi significa che il rendimento dei titoli a breve è superiore al rendimento dei titoli a lungo termine. Questa è una situazione “innaturale” in quanto – detto in parole semplici – più a lungo termine presto i soldi e più aumentano le incertezze (i rischi) di non riavere indietro quanto prestato, quindi è normale attendersi che alle scadenze più lunghe corrispondano rendimenti più alti. L’inversione indica una sfiducia sullo stato dell’economia nel breve termine. Statisticamente, negli ultimi 50 anni, i periodi di recessione negli USA sono sempre stati anticipati (in media, circa due anni prima) da una inversione della curva dei tassi .

Le cause dell’inversione. Un importante rally del mercato obbligazionario ha spinto in su i prezzi dei Treasury a lunga scadenza, riducendone il rendimento. La causa principale di questo movimento sta in gran parte nella complicata situazione europea, tra una Brexit tutta da decifrare e dati economici fiacchi dell’intera eurozona. L’incertezza ha spinto gli investitori verso lidi sicuri (treasury e bund in testa).

Ma una rondine non fa primavera. Abituati al sensazionalismo, molti giornali finanziari hanno iniziato a fare proiezioni sul prossimo tonfo dei mercati azionari. In realtà l’inversione della curva dei tassi non è che uno dei segnali di una possibile futura recessione. I motivi per i quali è bene non andare subito alle conclusioni sono diversi, vediamone alcuni:

  1. Persistenza del segnale. Campbell R. Harvey, uno dei primi studiosi del fenomeno che collega inversione della curva alla recessione, ci ricorda come il suo modello preveda una persistenza del segnale per almeno un trimestre. Molti analisiti confermano che l’inversione, per essere significativa, deve verificarsi per almeno un mese.
  2. Grandezza dell’inversione. Anche il valore del differenziale ha la sua importanza. Secondo gli analisti di Wells Fargo, ad esempio, un’inversione della curva dei tassi USA, per essere significativa deve portarsi ad almeno 25 punti base sotto lo zero.
  3. Quale spread? L’inversione è avvenuta tra i rendimenti a 10 anni e quelli a 3 mesi. Ma di spread ce ne sono diversi e secondo molti il più significativo è quello che prevede come riferimento per il breve termine i 12 mesi. Secondo altri un riferimento più stabile lo si può avere osservando l’andamento dei titoli a 10 e a 2 anni. Attualmente questi due spread sono ancora in territorio positivo.

I segnali che i mercati finanziari stanno lanciando sono univoci. L’economia globale sta affrontando un periodo di difficoltà. Ciò nonostante occorre mantenere obiettività nell’analisi degli indicatori. Come ha twittato qualcuno, venerdì è stato il “day 1”, non ci resta che vedere cosa succederà nelle prossime settimane e se quel “giorno 1” avrà un seguito.

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