E’ stato un lungo anno di assenza, impegni ed imprevisti si sono frapposti tra me e questo blog. Ekonomia.it torna, ma questa volta lo fa per restare, per provare, con il massimo impegno, a dare il proprio contributo per informare. Di educazione finanziaria, di informazione libera, di spunti di riflessione se ne sente il bisogno, lo testimoniano le ultime dolorose vicende bancarie (Etruria & Co.), riprendiamo allora il nostro percorso, con umiltà e convinzione.
Ma dove eravamo rimasti? Ad inizio 2015 gli argomenti caldi erano la Grecia, l’austerity, la ripresa che tardava ad arrivare, le banche. Ad un anno di distanza sembra che, sostanzialmente, tutto sia ancora lì sul tavolo dei governi di mezzo mondo. La Grecia, per il momento, rimane dormiente mentre la lotta contro l’austerity ha cambiato nome, diventando una crociata per la flessibilità dei conti. La ripresa tanto attesa è alla fine arrivata ma la sua fisionomia è molto distante da quella che ci avevano raccontato. Quella che abbiamo di fronte è una ripresa con una domanda interna debole e dai numeri troppo bassi per poter creare posti di lavoro. Certo, se volgiamo lo sguardo al di là dell’Atlantico le cose sembrano andare ben diversamente. Ma la paglia del quantitative easing brucia in fretta e la chiusura dei rubinetti della Fed potrebbe incidere non poco sulle potenzialità future dell’economia a stelle e strisce.
Un rumore di fondo pare aver accompagnato questi dodici mesi, il rumore sinistro delle sofferenze bancarie. Un problema che, risolto in gran parte d’Europa prima dell’entrata in vigore del bail in, è rimasto latente nel nostro paese. E mentre le piccole banche del territorio iniziavano a fare i conti con i bilanci in rosso ed i debitori sempre meno solidi, la politica continuava a tirare dritto: “le banche sono solide”, “abbiamo il risparmio privato più alto d’Europa”, “non abbiamo bisogno di aiuti”.
Ma in questo lungo anno c’è stato spazio, e sembra essercene ancora molto, per parlare di petrolio, di energia rinnovabile e di come dobbiamo iniziare ad immaginare i nostri sistemi economici futuri, tra paesi emergenti, ex emergenti e via discorrendo.