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Kolanovic e la fatica di essere contrarian

La parabola discendente del market strategist di JP Morgan, Marko Kolanovic, mostra la sempre più crescente difficoltà di fare chiamate contrarian nelle attuali condizioni dell’economia.

I primi rumors sono stati raccolti dall’agenzia Bloomberg. Poi la notizia è diventata quasi ufficiale: Marko Kolanovic sta per lasciare la sua posizione di chief global market strategist e co-head of global research in JP Morgan. L’analista di origini croate, una laurea in fisica ed una grande esperienza nel settore dei derivati, paga le chiamate “contrarian” degli ultimi due anni mentre i listini si sono messi a correre sulle ali dell’entusiamo legato all’AI.

Per rendere l’idea possiamo dire che il rumore generato da questa notizia è simile a quello che creerebbe l’esonero dell’allenatore di un grande club calcistico nostrano. Del resto stiamo effettivamente parlando di uno dei più apprezzati e seguiti market strategist, soprannominato dalla stampa finanziaria “Gandalf” o anche “Half-Man, Half-God” e capace di entrare nel prestigioso Institutional Investor Hall of Fame nel 2020.

E proprio nel 2020, con la crisi pandemica che sferzava i listini, Kolanovic caricò ancora una volta la sua “pistola contrarian” e sparò quella che, ad oggi, rimane l’ultima previsione azzeccata dell’uomo di punta di JP Morgan: un recupero veloce dell’azionario. Da quel momento in poi qualcosa non ha più funzionato. Nel 2022, mentre si generava sui mercati un vistoso selloff, la sua raccomandazione fu di sovrappesare l’azionario; all’inizio del 2023 raccomandò ai clienti di ridurre l’esposizione sulle azioni, ma proprio in quelle stesse settimane i listini misero le basi per un robusto rimbalzo. In termini percentuali, solo quest’ultima mossa, è “costata” un guadagno del 24% dello S&P500.

Nella sua ultima raccomandazione Kolanovic avverte che esiste una chiara disconnessione tra le valutazioni azionarie e l’andamento dell’economia reale, a cui si aggiunge una diminuzione della liquidità e una serie di rialzi guidati da poche azioni, elemento che maschera la debolezza di fondo del mercato. Onestamente è difficile non trovarsi d’accordo con questa visione, ma se la traducessimo in operazioni di mercato e le valutassimo poi con l’orizzonte di breve termine con cui si tende oggi a valutare ogni cosa, beh, faremmo molto probabilmente la “fine” di Marko. La figura dei contrarian non è mai stata ben vista in ambienti finanziari, ma diventa intollerabile nel momento in cui tutto si basa sui rendimenti e non c’è più il tempo, e la libertà, di fare percorsi alternativi.

La storia di Kolanovic è un po’ la cartina al tornasole di un mondo, quello dei mercati finanziari, che sembra aver definitivamente cambiato pelle rispetto a qualche decennio fa. Mettersi contro il mercato è cosa di per sè rischiosa, ma lo diventa ancor di più se a gridare contro vento ci si ritrova da soli. Seguirlo, il mercato, adottando una strategia attenta, puntando sulla qualità, evitando i picchi di esuberanza, diversificando e provando sempre ad avere una propria idea della situazione, resta l’unica strada.

Illustrazione di carlo sardena

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