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Stati Uniti, effetto dazi: importazioni in calo a giugno

Effetto dazi per gli Stati Uniti: a giugno, le importazioni registrano un calo si oltre il 3% su base mensile; più che dimezzato il deficit verso l’Unione Europea. A luglio calo dell’ISM servizi, con la pressione sui prezzi che sale ai massimi da ottobre 2021.

A giugno le importazioni negli Stati Uniti sono scese del 3,7% rispetto al mese precedente, pari a quasi 13 miliardi di dollari in meno in merci e servizi, portando il valore totale delle importazioni ai minimi da marzo 2024. I cali più significativi si registrano tra i beni di consumo, in particolare nei prodotti farmaceutici. Il valore delle importazioni nel settore dei trasporti cala di oltre un miliardo di dollari. Sul fronte dei servizi, la contrazione riguarda soprattutto viaggi e servizi di trasporto.

Sempre a giugno si registra un calo anche sul versante delle esportazioni, diminuite dello 0,5% rispetto al mese precedente. Il risultato è un deficit della bilancia commerciale che si riduce di circa 10 miliardi di dollari — più del previsto — attestandosi a 60,2 miliardi di dollari, il livello più basso da settembre 2023. Il disavanzo commerciale con la Cina scende a 9,4 miliardi di dollari, mentre quello con l’Unione Europea cala da oltre 22 miliardi a 9,5 miliardi di dollari.

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Cina, sondaggio PMI Caixin conferma rallentamento settore privato.

Il settore privato cinese rallenta. La conferma arriva anche dal sondaggio PMI elaborato da S&P Global. A luglio, nonostante il miglioramento delle condizioni nel settore dei servizi, l’indice PMI composito scende a 50,8 punti, a causa della fase di contrazione nel comparto manifatturiero. Diminuisce la domanda estera e, di conseguenza, anche le esportazioni, in un contesto segnato da turbolenze nel commercio internazionale. Segnali positivi provengono invece dal mercato interno, con un aumento delle nuove attività rispetto a giugno e una ripresa dell’occupazione. Sul fronte dei prezzi si rileva un aumento dei costi di produzione, ma nessun trasferimento sui prezzi di vendita: le imprese preferiscono comprimere i margini per evitare un ulteriore calo della domanda.

Eurozona, produzione industriale: buoni i dati di Spagna e Francia.

Nel mese di giugno, la produzione industriale in Spagna è cresciuta del 2,3% su base annua, in accelerazione rispetto al mese precedente. Si tratta del quarto mese consecutivo di crescita e del miglior risultato da ottobre 2024. Su base mensile, la crescita è dell’1%, il doppio rispetto a maggio.

Notizie positive anche dalla Francia. A giugno, l’output industriale è salito del 3,8% su base mensile, tre punti percentuali oltre le attese e in netta controtendenza rispetto al mese precedente. È il miglior risultato da giugno 2020 e rappresenta un record storico, escludendo il periodo del Covid. Il rimbalzo della manifattura, trainato dal settore dei trasporti, fa sperare in una ripresa nella seconda metà dell’anno per l’economia transalpina. Su base annua, tuttavia, i numeri restano negativi: -0,4% rispetto a giugno 2024.

Eurozona, prezzi alla produzione tornano a salire a luglio.

Nel mese di luglio, i prezzi alla produzione nell’area euro sono aumentati dello 0,8% su base mensile, segnando il primo rialzo dopo tre mesi consecutivi di deflazione. La componente energia rimbalza con un +3,2% rispetto a giugno. Su base annua, la crescita si attesta a +0,6%, tre decimi oltre il dato precedente e al di sopra delle attese.

Stati Uniti, indice ISM servizi di luglio.

A sorpresa, il sondaggio ISM relativo ai servizi registra un calo nel mese di luglio. L’indice PMI scende a 50,1 punti, sette decimi in meno rispetto al mese precedente. Segnali di rallentamento emergono nelle componenti nuovi ordini, produzione e scorte. La componente occupazionale, già in zona contrazione, peggiora ulteriormente.

Sul fronte dei prezzi, i segnali sono chiaramente inflazionistici: la pressione sui prezzi raggiunge i massimi da ottobre 2021, con numerosi intervistati che segnalano l’impatto dei dazi, soprattutto sulle materie prime. A conferma delle tensioni nel commercio internazionale, le componenti relative a importazioni ed esportazioni scendono entrambe sotto la soglia dei 50 punti.

Foto di Wolfgang Schröpfer

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