Il primo semestre del 2025 sarà ricordato come uno dei periodi più brillanti — in tutti i sensi — per il mercato dell’oro. In soli sei mesi, il metallo giallo ha guadagnato il +26% in dollari, segnando 26 nuovi massimi storici e superando la performance di tutte le principali asset class globali.
In un anno che ha visto il dollaro americano in affanno, le tensioni geopolitiche crescere, e alcune banche centrali ancora indecise sulla politica monetaria, l’oro si è imposto come il rifugio per eccellenza. Ma ora che siamo giunti al giro di boa del 2025, è tempo di porsi la domanda più ovvia e forse più difficile: l’oro ha ancora spazio per salire o ha già dato il meglio di sé? A questo interrogativo prova a rispondere l’ultimo report del World Gold Council, proponendo tre scenari per l’andamento dell’oro da qui a fine anno.
L’outlook curato dal WGC ci ricorda innanzitutto cosa ha spinto il lingotto nei sei mesi appena conclusi. Dietro la corsa dell’oro ci sono stati diversi fattori che hanno giocato tutti a suo favore. Il dollaro statunitense, ad esempio, ha avuto il suo peggior inizio d’anno dal 1973. Anche i rendimenti obbligazionari sono rimasti piuttosto contenuti, con la Federal Reserve che ha mantenuto i tassi d’interesse tra il 4,25% e il 4,50%, e attese per possibili tagli nei prossimi mesi.
A questo si è aggiunto un clima geopolitico turbolento — in particolare sul fronte delle relazioni commerciali tra Stati Uniti e Cina — che ha spinto gli investitori a cercare sicurezza. L’oro, naturalmente, è tornato protagonista.
Gli ETF auriferi hanno registrato una domanda robusta da tutte le regioni del mondo, contribuendo a una crescita delle riserve globali fino a 3.616 tonnellate, il livello più alto da agosto 2022. Anche le banche centrali hanno continuato ad acquistare oro a ritmi sostenuti, anche se leggermente inferiori ai record degli anni precedenti.
Tutto ciò ha portato a una media di scambi giornalieri pari a 329 miliardi di dollari, il dato più alto mai registrato in un semestre.
E adesso cosa ci attende? Secondo l’analisi del World Gold Council, l’andamento del lingotto nella seconda metà dell’anno sarà fortemente influenzato dal contesto macroeconomico e geopolitico globale. Il report individua tre scenari principali per l’oro del secondo semestre del 2025, ciascuno con implicazioni molto diverse.
Lo scenario più probabile, secondo il consenso degli analisti, è quello di un’economia che prosegue con una crescita sotto la media, con un’inflazione in moderato aumento (si prevede che quella statunitense tocchi il 2,9%) e un possibile taglio dei tassi di 50 punti base da parte della Fed entro fine anno.
In questo contesto, le tensioni geopolitiche resterebbero elevate ma sotto controllo, e la domanda d’oro da parte di investitori e banche centrali continuerebbe a sostenere i prezzi, anche se a un ritmo più contenuto. Il WGC stima, per questa ipotesi, una crescita massima del 5% da qui a fine anno.
Se invece dovessero aggravarsi le dinamiche macroeconomiche — ad esempio con una nuova fase di stagflazione, una recessione globale o ulteriori shock commerciali — l’oro potrebbe tornare a essere il bene rifugio per eccellenza.
In uno scenario simile – il secondo descritto dal WGC – si ipotizza una Fed ancora più espansiva (tagli dei tassi di 100-150 punti base) e un ulteriore indebolimento del dollaro. Le banche centrali potrebbero aumentare la diversificazione delle riserve valutare, riducendo la quota in dollari a favore dell’oro.
In un contesto di questo tipo, osserva il report, nonostante i forti flussi degli ETF nel primo semestre i margini di crescita per il lingotto sarebbero consistenti. Le posizioni speculative sui futures, ad esempio, sono ancora ben al di sotto dei massimi storici. Le proiezioni di questo scenario vedono il prezzo per oncia salire del 10/15% entro dicembre.
C’è poi il terzo ed ultimo scenario, meno probabile ma non impossibile: quello di una distensione geopolitica significativa e di una ripresa sincronizzata dell’economia globale. In questo caso, la propensione al rischio aumenterebbe, le obbligazioni USA tornerebbero attrattive, e l’oro perderebbe appeal.
Va detto, tuttavia, che una discesa dell’oro verso la soglia psicologica dei 3.000 $/oz potrebbe attirare nuovamente investitori opportunistici e consumatori sensibili al prezzo, limitando il rischio di una correzione più profonda. In termini numerici, la correzione nel secondo semestre potrebbe anche sfiorare i 20 punti percentuali, mantenendo comunque positivo il rendimento su base annua.
Il primo semestre del 2025 ha dimostrato come l’oro sia ancora uno strumento chiave nei portafogli, sia in ottica tattica che strategica. Le incertezze non mancano: dalle tensioni commerciali ai movimenti dei tassi, dall’inflazione alle politiche delle banche centrali.
Il consenso suggerisce un secondo semestre moderatamente positivo, ma le variabili in gioco sono molte. In caso di shock, l’oro potrebbe accelerare ancora. In caso contrario, dovrà fare i conti con una normalizzazione dell’economia globale e con un possibile ritorno di fiducia nei mercati tradizionali.
In ogni caso, il messaggio è chiaro: l’oro continua a giocare un ruolo fondamentale nei portafogli, ma il suo futuro — come sempre — sarà deciso dai grandi equilibri macro.
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