Italia
A mercati finanziari chiusi l’Italia ha ricevuto un piccolo ma importante riconoscimento: l’agenzia Fitch ha alzato il rating sovrano da BBB a BBB+, citando un miglioramento nei conti pubblici e un contesto politico più stabile. Il deficit dello Stato nel 2024 è risultato pari al 3,4% del PIL, sotto la soglia prevista del 3,8%, e il governo suggerisce che potrebbe scendere addirittura al di sotto del 3% nei tempi previsto. Sul fronte della crescita, nonostante le tensioni commerciali con gli Stati Uniti, il ministro Giorgetti ha confermato che le stime del PIL per il 2025 (0,6%) e per il 2026 (0,8%) restano valide. Sul fronte dei prezzi, l’Istat ha confermato per agosto un’inflazione annua dell’1,6%, leggermente in calo rispetto al mese precedente. Però, alcune componenti come i beni alimentari non lavorati, i trasporti, e i servizi ricreativi mostrano accelerazioni. L’inflazione di fondo (escluse energia e alimentari freschi) è salita al 2,1%. Un monito importante arriva dal FMI: per mantenere la tenuta economica nel lungo periodo, l’Italia dovrà affrontare sfide come la bassa produttività, l’invecchiamento della popolazione e la carenza di professionisti con competenze elevate.
Europa
Nel resto d’Europa la settimana è stata segnata da un clima di attesa: le borse hanno chiuso in larga parte stabili, con qualche oscillazione dovuta alle decisioni delle banche centrali. Dopo il taglio dei tassi da parte della Federal Reserve, gli investitori europei hanno cercato segnali su come le banche centrali locali reagiranno in risposta all’equilibrio tra crescita debole e inflazione ancora presente. Nel Regno Unito si è manifestata una preoccupazione crescente per i conti pubblici: nel mese di agosto il governo ha registrato un livello di indebitamento superiore alle aspettative, mentre le insolvenze aziendali sono salite. Ciò ha indebolito la sterlina e alzato i rendimenti dei titoli di Stato del Paese. La banca centrale sceglie per il momento di mantenere i tassi invariati e riduce le vendite di titoli a lungo termine per non creare ulteriori problemi ai GILT.
Tornando ai mercati finanziari, la novità della settimana è l’ingresso nello Stoxx50 della società Argenx SE. Si tratta della prima società del settore biotech che entra a far parte del principale listino europeo, un segnale interessante per gli investitori e un riconoscimento importante per il settore biotech in Europa. Finora il settore non era considerato abbastanza grande o stabile da far parte delle cosiddette “blue chips” europee.
Stati Uniti
Negli Stati Uniti, la decisione più rilevante è stata il primo taglio dei tassi di interesse dell’anno da parte della Fed: 25 punti base. Contestualmente, alcuni dati del mercato del lavoro e dell’inflazione hanno evidenziato divergenze: da un lato l’inflazione resta a livello annuo attorno al 2,9%, con pressioni su generi alimentari e abitazioni; dall’altro le vendite al dettaglio ad agosto sono cresciute più delle attese, grazie anche al ritorno a scuola e alla spesa per beni discrezionali, ma le famiglie con redditi più bassi sembrano essere più in difficoltà. Il governo federale rischia seriamente di subire una chiusura (shutdown) a partire dal 1° ottobre, perché il Congresso non è riuscito a trovare un accordo su un disegno di legge provvisorio (continuing resolution, CR) per finanziare le agenzie federali dopo la scadenza del budget il 30 settembre. Il percorso è pieno di ostacoli: la Camera dei Rappresentanti ha approvato un disegno respingente, che avrebbe finanziato il governo fino al 21 novembre e includeva risorse extra per la sicurezza (anche per proteggere legislatori, giudici, etc.) dopo l’uccisione dell’attivista Charlie Kirk. Ma al Senato questo testo non ha ottenuto i voti necessari. I prossimi dieci giorni saranno “caldissimi” sotto questo punto di vista.
Resto del mondo
Tra i mercati emergenti, si nota un rinnovato interesse verso obbligazioni locali e stock in Asia, anche se in misura più contenuta rispetto ai ritiri dai mercati globali. Nel frattempo la Bank of Japan ha mantenuto i tassi fermi, ma ha sorpreso i mercati con segnali di possibili mosse future su strumenti come ETF e REITs. Prime avvisaglie di problemi con i dazi: la Svizzera registra un calo di oltre 20 punti percentuali delle esportazioni verso gli Stati Uniti, la Malesia vede scendere del 25% gli scambi commerciali con il suo principale partner internazionale.
Cosa guardare la prossima settimana?
Le mosse di politica monetaria rimangono al centro del dibattito e risulteranno particolarmente interessanti gli interventi di diversi esponenti della FED, tra cui quello di Powell al Greater Providence Chamber of Commerce.
Sul fronte macroeconomico l’aggiornamento di settembre dei sondaggi PMI darà ulteriori indizi su come i dazi stiamo agendo sugli scambi internazionali, sull’andamento dell’occupazione e dei prezzi.
Dagli Stati Uniti arriverà anche un aggiornamento sui dati del PIL secondo trimestre, sui beni durevoli e sulla fiducia dei consumatori.
In Cina la banca centrale dovrebbe lasciare invariati i tassi prime sui prestiti a 1 e 3 anni, confermando che l’azione di stimolo all’economia nei prossimi mesi sarà in capo alla politica fiscale.
Foto di Markus Spiske