La Commissione Europea ha appena pubblicato la sua previsione economica di primavera per il 2025, e il quadro che emerge è chiaro: per l’Europa ci si aspetta una crescita, ma lenta. Non è una sorpresa totale, considerando il clima di incertezza che stiamo vivendo, ma è comunque un campanello d’allarme per chi sperava in una ripartenza più solida.
Il PIL dell’Eurozona crescerà solo dello 0,9% quest’anno, con un lieve miglioramento nel 2026, stimato all’1,4%. Ma non è solo questione di numeri. Dietro questi dati ci sono tensioni commerciali (soprattutto con gli Stati Uniti), rallentamenti nella domanda globale, e difficoltà strutturali che alcuni Paesi faticano a superare.
Pensiamo alla Germania, che non cresce affatto: tra i costi dell’energia ancora alti, un freno agli investimenti pubblici e un calo delle esportazioni (soprattutto verso la Cina), la locomotiva d’Europa sembra essersi fermata. Anche Francia e Italia viaggiano a ritmi lenti, con una crescita sotto l’1%. A fare eccezione sono Spagna, Irlanda e Grecia, che sorprendono in positivo, dimostrando una certa resilienza.
L’inflazione, intanto, scende e si avvicina all’obiettivo del 2%, mentre il mercato del lavoro tiene meglio del previsto: la disoccupazione dovrebbe toccare il minimo storico del 5,7% nel 2026. Questo è forse l’elemento più incoraggiante del rapporto, anche considerando l’andamento del costo del lavoro.
Ma ci sono anche ombre sul fronte dei conti pubblici. I deficit aumentano e il debito rimane elevato. In questo contesto, la BCE potrebbe abbassare i tassi sotto il 2% per sostenere la crescita, ma con margini d’azione sempre più stretti.
In sintesi? L’Europa cammina su un filo sottile, situazione a cui per molti versi è abituata, ma che presenta pur sempre molte insidie. Le incertezze globali – in primis le mosse commerciali degli Stati Uniti – pesano come macigni. La crescita c’è, ma è fragile. E richiede politiche coordinate, investimenti intelligenti e soprattutto, una visione chiara su direzione da prendere. Non poca cosa, in effetti.
Foto di Oleg Mityukhin