Mentre i mercati finanziari fremono in attesa dell’esito della riunione della Fed di oggi, ha attirato grande attenzione la citazione fatta dal neo nominato governatore Stephen Miran durante la sua audizione al Senato. Il riferimento è al cosiddetto “terzo obiettivo” della Fed: mantenere su livelli moderati i tassi di interesse a lungo termine. Ma da dove nasce questo obiettivo e quali potrebbero essere le implicazioni?
Il Federal Reserve Act, aggiornato negli anni con modifiche sostanziali (in particolare con l’Humphrey–Hawkins Act del 1977), definisce i tre obiettivi della banca centrale statunitense: stabilità dei prezzi, massima occupazione e moderazione dei tassi di interesse di lungo periodo.
Per molto tempo questo terzo obiettivo è stato poco considerato, poiché in teoria la combinazione di inflazione stabile e piena occupazione porta naturalmente a tassi di lungo moderati. Ma la citazione da parte di Miran – nominato da Donald Trump e visto come vicino alla linea economica dell’attuale amministrazione – ha riacceso il dibattito.
Secondo diversi analisti, questo richiamo potrebbe riflettere la volontà della Casa Bianca di orientare la politica monetaria verso un approccio più accomodante, non solo accettando deficit fiscali elevati, ma anche puntando a un controllo diretto dei tassi a lungo termine, persino attraverso strumenti come lo Yield Curve Control.
Un simile intervento, però, comporterebbe rischi significativi: in un contesto di inflazione ancora alta potrebbe alimentare ulteriori pressioni sui prezzi; inciderebbe sui tassi dei mutui e sul mercato immobiliare; e soprattutto rischierebbe di minare l’indipendenza percepita della Fed, riducendone la credibilità e la capacità di guidare le aspettative dei mercati.
Per ora restano solo ipotesi. Ma è chiaro che l’amministrazione Trump mira ad avere un’influenza più diretta sulle scelte della Fed, con possibili implicazioni rilevanti per i mercati globali.
Foto Federal Reserve