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OPEC+ frena sull’aumento della produzione: scongiurato (per ora) il rischio di un mega surplus nel 2026

L’OPEC+ sceglie la prudenza: solo +137mila barili al giorno da novembre, un aumento molto inferiore alle attese. Una mossa che frena — almeno per ora — il rischio di un surplus di offerta nel 2026, ma i segnali di domanda debole e l’ombra del contango restano sullo sfondo.

La riunione dell’OPEC+ svoltasi ieri era attesa con grande attenzione dagli analisti. Il timore era che l’alleanza dei principali paesi produttori di petrolio decidesse un nuovo e consistente aumento della produzione, scelta che — in un contesto di domanda mondiale in rallentamento — avrebbe potuto generare un massiccio surplus di offerta all’inizio del 2026.

Per il momento, il pericolo sembra almeno rinviato. L’OPEC+ (inclusa la Russia) ha annunciato un incremento della produzione giornaliera di 137.000 barili a partire da novembre, una cifra ben al di sotto delle aspettative del mercato, che stimavano un aumento fino a mezzo milione di barili al giorno.

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Secondo quanto riportato da Reuters e Financial Times, la decisione riflette la nuova linea strategica del gruppo guidato da Riad e Mosca: difendere le quote di mercato anche a costo di tollerare prezzi più bassi, nel tentativo di contrastare la crescente concorrenza dei produttori statunitensi e latinoamericani.

La congiuntura, però, resta complessa. La crescita della domanda globale di petrolio sta rallentando sensibilmente, complice una fase di debolezza economica diffusa. L’International Energy Agency (IEA) prevede per il 2026 un aumento della domanda di soli 680-700.000 barili al giorno, a fronte di un possibile surplus record di circa 2,9 milioni di barili al giorno se l’offerta continuerà a crescere ai ritmi attuali.

In questo contesto, anche un modesto aumento produttivo rischia di tradursi in nuovi accumuli di greggio, con scorte in crescita e pressioni ribassiste sui prezzi.

Quando il mercato del petrolio entra in fase di surplus, il prezzo spot (per la consegna immediata) tende a scendere più rapidamente rispetto ai prezzi futures. Si forma così una curva detta contango, in cui i prezzi futuri sono più alti di quelli attuali.

In queste condizioni diventa conveniente per i trader acquistare oggi, stoccare il greggio e rivenderlo in futuro attraverso contratti forward o futures, approfittando del differenziale di prezzo. Tuttavia, perché l’operazione sia redditizia, il premio sui contratti a termine deve coprire i costi di stoccaggio, trasporto e finanziamento, oggi in aumento per effetto dei tassi elevati.

L’attuale prudenza dell’OPEC+ ha contribuito a stabilizzare i mercati: dopo l’annuncio, i prezzi del Brent sono risaliti di circa l’1,5%, attestandosi poco sopra gli 83 dollari al barile.

Tuttavia, gli osservatori restano cauti. Un ulteriore rallentamento della domanda — soprattutto da parte della Cina — o una riduzione degli acquisti strategici delle grandi economie importatrici potrebbero riaccendere la pressione sui prezzi e riportare la curva del greggio in contango, segnale tipico dei mercati in eccesso di offerta.

Foto di Mike

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