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La settimana economica (6 – 10 ottobre 2025): dai guai della Francia alle nuove tensioni tra Stati Uniti e Cina
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La settimana economica (6 – 10 ottobre 2025): dai guai della Francia alle nuove tensioni tra Stati Uniti e Cina

La settimana economica è stata caratterizzata dall’approfondirsi della crisi politica in Francia e dal ritorno delle tensioni tra Cina e Stati Uniti, con la prima a mettere restrizioni sull’export di terre rare e i secondi a minacciare nuovi dazi.

Italia

L’economia italiana ha mostrato segni di contrazione nel settore industriale: ad agosto la produzione è calata del 2,4 % su base mensile, mentre su base annua la caduta è del 2,7 % — la flessione più accentuata da dicembre dell’anno precedente. Questo dato mette in luce la fragilità manifatturiera, che potrebbe frenare ulteriormente la crescita del PIL nel terzo trimestre. Alcuni analisti stimano che l’industria stia agendo come un freno per l’intera economia, spingendo il peso della crescita su servizi e consumi.

Intanto, il governo ha deciso di rifondere fino a 1,5 miliardi di euro alle banche italiane, in risposta a una decisione dell’Unione Europea che impone restituzioni per voucher IRAP legati ai dividendi esteri. Questo rimborso sarà finanziato con nuovi prestiti inseriti nella legge di bilancio 2026.

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Infine, sul fronte della sovranità economica, l’Italia ha confermato l’intenzione di difendere l’uso delle “golden powers” — ossia i poteri speciali per tutelare aziende strategiche nei settori chiave — contro possibili azioni della Commissione europea che vedrebbero tali strumenti come limitazioni alla libera concorrenza.

In occasione del suo recente Capital Markets Day, Ferrari ha sorpreso i mercati annunciando una revisione ambiziosa della propria strategia e rilasciando le ultime proiezioni finanziarie. L’azienda ha alzato le sue stime per il 2025, puntando a ricavi netti di almeno 7,1 miliardi di euro e fissando per il 2030 un obiettivo di fatturato attorno a 9 miliardi con un EBITDA rettificato di 3,6 miliardi. Tuttavia, il passo che ha più colpito è stato quello relativo all’elettrificazione: Ferrari ha ridotto le sue ambizioni per i modelli completamente elettrici al 20 % della gamma entro il 2030 (da un precedente target del 40 %). Il titolo in borsa ha reagito duramente, registrando una perdita fino al 15 – 16 % in una seduta, la più forte dal suo sbarco a Piazza Affari.

Europa

Non sembra trovare pace la Francia. In settimana si è consumata l’ennesima crisi politica, con il premier designato, Sébastien Lecornu, che ha definitivamente gettato la spugna, lasciando nuovamente il cerino acceso nelle mani del presidente Emmanuel Macron. A questo punto prende corpo l’ipotesi di nuove elezioni, mentre resta urgente la necessità di approvare una legge di bilancio per affrontare il problema del deficit pubblico, ancora superiore al 5% del PIL..

Settimana non particolarmente esaltante nemmeno per la Germania che ha visto, in rapida successione, la pubblicazione di dati macro deludenti. Un campanello d’allarme per il governo Merz e la conferma che, da soli, i piani di investimento annunciati in primavera non possono dare una scossa concreta all’economia teutonica.

I mercati europei hanno vissuto una settimana altalenante.

Stati Uniti

La settimana è stata segnata dallo shutdown del governo federale, attivo dal 1° ottobre. Questo blocco ha causato sospensioni di dati economici ufficiali, rendendo più difficile per investitori e analisti valutare in tempo reale lo stato dell’economia.

Sul piano monetario, i verbali dell’ultimo meeting Fed hanno mostrato divergenze interne, con alcuni votanti cauti rispetto ai tagli immediati, in un contesto in cui i dati ufficiali sono parzialmente oscurati dallo shutdown.

Ma la vera notizia della settimana è il ritorno al centro della scena delle tensioni tra Stati Uniti e Cina. Tutto ruota attorno alle terre rare — elementi essenziali per tecnologie avanzate, veicoli elettrici, semiconduttori e applicazioni militari.

La Cina ha annunciato nuove restrizioni all’export di terre rare e tecnologie collegate, ampliando la lista di materiali soggetti a controlli — ora includono anche attrezzature per raffinazione, riciclo e magneti con frazioni minime di elementi pesanti. Le aziende straniere che usano componenti cinesi dovranno ottenere nuove licenze, e alcune esportazioni verso applicazioni militari verranno, di fatto, bloccate.

La mossa di Pechino non è passata inosservata: da Washington è arrivata una pronta reazione. Il presidente Trump ha minacciato dazi del 100 % su tutte le importazioni cinesi a partire dal 1° novembre in risposta a queste restrizioni. Inoltre ha annunciato che gli Stati Uniti introdurranno restrizioni all’export di software “critico” verso la Cina, come leva aggiuntiva nelle trattative.

In generale

Nel panorama globale, è emersa con forza l’idea che il boom dell’intelligenza artificiale possa nascondere bolle speculative: il Fondo Monetario Internazionale e la Banca d’Inghilterra hanno avvertito che valutazioni troppo elevate legate al settore tech potrebbero far scattare correzioni brusche sui mercati.

In Asia, la Cina continua a esercitare un ruolo centrale: le sue politiche su export e controlli su minerali rari alimentano tensioni commerciali, soprattutto se legate alle minacce americane di aumenti tariffari repentini.

Infine, nel finanziario globale, i flussi verso i mercati azionari hanno subito una battuta d’arresto, mentre l’oro ha beneficiato di una maggiore domanda come asset rifugio nel contesto incerto.

Cosa guardare settimana prossima

Negli Stati Uniti, se lo shutdown persiste, i dati su lavoro, inflazione e consumi potrebbero essere ritardati o skippati. In questo scenario, le trimestrali aziendali (in primis banche e tech) avranno un peso ancora maggiore.

La reazione della Cina: politiche commerciali, controlli sull’export di minerali critici e risposta politica alle minacce tariffarie USA.

In Europa, i dati flash su inflazione, fiducia di imprese e consumatori saranno fondamentali per capire la rotta della BCE.

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