Tra le tante documentazioni che accompagnano il DPFP 2025, redatto dal Ministero dell’Economia e della Finanza sulla base dei dati Istat, quello relativo ai BES suscita sempre un forte interesse.
Il Benessere Equo e Sostenibile (BES) è un insieme di indicatori statistici che mira a valutare il progresso di una società non solo in termini economici (come fa il PIL), ma tenendo conto anche delle dimensioni sociali, ambientali e della distribuzione delle risorse. In Italia il progetto è realizzato dall’ISTAT insieme al CNEL e ad altri soggetti della società civile, con l’obiettivo di arricchire le analisi economiche tradizionali con informazioni su salute, istruzione, ambiente, disuguaglianze, qualità della vita e sostenibilità.
L’aggiornamento allegato all’ultimo documento programmatico del MEF, disegna un quadro “a due velocità” per l’Italia: da un lato una crescita moderata del benessere economico, dall’altro segnali inquietanti sul fronte dell’equità sociale.
Tra i 12 indicatori BES monitorati, una delle luci più vive è quella del reddito disponibile lordo corretto pro capite nominale: nel 2024 il dato mostra un incremento del +3,0 % rispetto al 2023. In proiezione, l’allegato stima che questo indicatore nel medio termine (fino al 2028) raggiungerà un livello superiore dell’11,5 % rispetto al 2024. Sul piano reale, tenendo conto dell’erosione inflattiva, è previsto che il reddito pro capite registrerà un aumento cumulato dell’8 % nel triennio 2025–2028, e +5,2 % rispetto al 2019.
La prima crepa in questo quadro tutto sommato positiva la si ravvisa consultando la voce povertà assoluta. In termini percentuali, con riferimento al 2024, l’incidenza familiare della povertà resta intorno all’8,5% delle famiglie e 9,8% della popolazione con una proiezione stabile fino al 2028. Un elemento che letto assieme all’aumento di reddito significa solo una cosa: il divario economico all’interno della popolazione tende ad allargarsi.
Qui arriva il dato più allarmante: la disuguaglianza del reddito netto per il 2024 è stimata in 5,5 punti, con un peggioramento di +0,2 punti rispetto al 2023. Pur in un contesto di crescita del reddito medio, il vantaggio tende a concentrarsi tra chi ha già più risorse. E poco conforta che le proiezioni per il 2025-2028 suggeriscano una certa stabilità di questo indicatore, senza ulteriori peggioramenti marcati. Il rapporto S80/S20 (reddito del 20% più ricco rispetto al 20% più povero) dovrebbe salire a 5,7 nel 2025 e restare stabile fino al 2028.
L’incremento del divario economico è una spia rossa che lampeggia e che non può essere ignorata.
Foto di Selim Geçer