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La settimana economica (29 settembre – 4 ottobre 2025): tra manovra in Italia e shutdown USA

La settimana economica dal 29 settembre al 4 ottobre 2025 è stata caratterizzata dall’inizio dello shutdown negli Stati Uniti e dai primi numeri della manovra in Italia.

Italia

La fiducia delle imprese è rimasta sostanzialmente stabile a settembre, ma quella dei consumatori ha mostrato un leggero miglioramento: segno che, nonostante inflazione e caro-vita, le famiglie sembrano un po’ più disposte a spendere. Intanto, il governo si muove su un sentiero prudente: le nuove stime sul PIL indicano una crescita dello 0,5% nel 2025 e dello 0,7% nel 2026, valori più bassi rispetto al passato, ma accompagnati dall’impegno a riportare il deficit sotto il 3% già entro fine anno. Il Governo ha approvato il Documento programmatico di finanza pubblica (DPFP) che anticipa buona parte delle linee guida della manovra 2026. Secondo le prime stime, la manovra dovrebbe ammontare a circa 16 miliardi di euro (corrispondenti allo 0,7% del PIL) come base di partenza per interventi su redditi da lavoro dipendente, sanità, natalità e investimenti pubblici.

I dati sulle esportazioni confermano una buona resilienza: a luglio l’export è cresciuto del 7,3% su base annua, trainato soprattutto dalla domanda extra-UE. Un segnale incoraggiante per le imprese che, nonostante le incertezze globali, riescono ancora a trovare sbocchi oltreconfine. Non tutto però è rose e fiori: il settore della pelletteria, una delle eccellenze del Made in Italy, ha segnato un brusco calo del 7,5% nei primi cinque mesi dell’anno, penalizzato in particolare dai mercati esteri.

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In ambito politico-economico, il ministro Giorgetti ha chiesto alla BCE di tagliare ulteriormente i tassi per “rilanciare” la stagnazione dell’intera zona euro, sostenendo che l’Italia stia facendo già “la propria parte” con disciplina fiscale.

Europa

Il panorama europeo resta segnato da contraddizioni. La Spagna brilla: il PIL del secondo trimestre è stato rivisto al rialzo, con una crescita dello 0,8% rispetto al trimestre precedente e del 3,1% su base annua. Una performance che fa da contraltare alla debolezza francese, dove i dati PMI confermano il rallentamento del settore manifatturiero.

Capitolo inflazione. I dati preliminari indicano una lieve crescita dell’inflazione armonizzata nei principali Paesi come Spagna, Germania e Francia, segnalando una situazione di incremento contenuto dei prezzi che mantiene l’attenzione attorno alle decisioni della Banca Centrale Europea (BCE). Sul fronte della politica monetaria, la settimana ha visto interventi e discorsi di membri della BCE, inclusa la presidente Christine Lagarde, che hanno mantenuto un atteggiamento di prudente attesa senza annunci di variazioni sui tassi di interesse, in linea con le aspettative dei mercati

I mercati azionari hanno trovato un po’ di respiro, con l’indice STOXX 600 in recupero dopo tre settimane difficili. A sostenere i listini sono stati soprattutto i titoli finanziari e industriali, mentre il comparto farmaceutico continua a soffrire per le nuove tariffe statunitensi sui farmaci. Bruxelles, intanto, valuta contromisure contro l’acciaio cinese, con possibili dazi fino al 50%: una mossa che riflette l’inasprimento della competizione globale.

Stati Uniti

La notizia più eclatante è stata lo shutdown del governo: con l’assenza di un accordo sul budget, molte agenzie federali hanno sospeso attività e, cosa più grave, sono stati bloccati dati chiave — tra cui il report ufficiale sui posti di lavoro di settembre. L’assenza di questo report, che solitamente guida le attese sulla politica monetaria, ha reso ancora più incerta la strada della Fed.

Nonostante questo, i mercati azionari hanno resistito: gli indici USA hanno raggiunto nuovi massimi, sospinti dall’ottimismo su futuri tagli dei tassi e da buoni risultati aziendali. Al contempo, il dollaro ha ceduto terreno nella settimana, penalizzato dalle incertezze sul governo e dalle prospettive di una politica monetaria più accomodante.

Le stime alternative (come il rapporto ADP) indicano che il settore privato avrebbe perdita di 32.000 posti lavoro a settembre, un segnale che il mercato del lavoro sta cominciando a perdere forza.

Resto del mondo

I mercati globali hanno reagito in modo interessante al mix di shock politici e attese monetarie: l’oro ha toccato nuovi massimi, beneficiando della domanda da rifugio in un contesto di forte nervosismo.

Il settore macro globale è sotto la lente del FMI e delle agenzie di rating che temono che l’incertezza politica (in primis negli Stati Uniti) possa diventare un freno strutturale alla crescita globale. Secondo il “Ratings View” di S&P, l’incertezza politica americana pesa in modo duraturo sul quadro macro globale, rendendo più fragile la prevedibilità economica.

Cosa guardare la prossima settimana.

La pubblicazione dei minutes dell’ultimo meeting della Fed e i commenti del presidente Powell: saranno scrutinati alla ricerca di indizi sul futuro percorso dei tassi. Questo sarà uno dei pochi spunti macro che arriveranno da oltre oceano in regime di shutdown.

In Europa attesi dati importanti per l’economia tedesca, relativi a ordinativi industriali, produzione industriale ed esportazioni. Per l’Eurozona occhio all’andamento delle vendite al dettaglio.

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