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Lo shutdown blocca i dati macro, per la Fed un altro grattacapo

Sullo shutdown il governatore della Fed di Chicago, Austan Goolsbee, lancia un avvertimento: senza dati è più difficile per l’istituto interpretare lo stato dell’economia USA.

Mentre infuria la polemica politica, con scambi di accuse tra Repubblicani e Democratici su chi abbia causato lo shutdown, la Casa Bianca valuta se il momento sia favorevole per portare a termine quanto avviato dal DOGE. Nel frattempo, c’è chi comincia a preoccuparsi degli effetti che la chiusura dei servizi non essenziali negli Stati Uniti potrebbe avere sull’economia. E sotto la lente finisce ancora una volta la Fed. Che il 2025 sia un anno particolarmente tribolato per l’istituto centrale è ormai un fatto acclarato, ma lo shutdown rischia di privare il FOMC dei dati essenziali per prendere decisioni sui tassi di interesse.

L’allarme, se così lo si vuole definire, è stato lanciato dal governatore della Fed di Chicago, Austan Goolsbee. Intervistato dalla radio American Public Media, Goolsbee ha ammesso che interpretare l’andamento dell’economia statunitense senza poter consultare i dati macroeconomici più recenti rende tutto molto più complicato.

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La questione è semplice: lo shutdown comporta la sospensione delle attività di raccolta ed elaborazione dei dati da parte dei vari dipartimenti federali. Ne consegue che la pubblicazione di report fondamentali, come quello sull’inflazione o sull’andamento del mercato del lavoro, viene rinviata a data da destinarsi. Eppure questi dati macro sono indispensabili per la banca centrale: servono a valutare come stia evolvendo l’inflazione, a misurare il deterioramento del mercato del lavoro e così via. Insomma, se lo shutdown si prolungasse per settimane, alla Fed toccherebbe decidere sui tassi senza gli ultimi sviluppi macroeconomici: un azzardo che, in una congiuntura tanto delicata e volatile, difficilmente verrebbe avallato persino dal componente più “interventista” del board.

Se sul mercato del lavoro esistono statistiche “alternative”, come il report ADP, lo stesso non vale per l’andamento dei prezzi o per i sussidi di disoccupazione. L’aggiornamento sull’inflazione di settembre è atteso per il 15 ottobre; un paio di settimane dopo la Fed si riunirà per decidere sui tassi. Se nel frattempo lo shutdown non sarà stato risolto, la riunione del 28-29 ottobre – la penultima dell’anno – rischia di non avere dati sufficienti per deliberare, costringendo a rinviare tutto a dicembre.

I mercati, dal canto loro, hanno ribadito anche ieri la loro visione: si aspettano almeno due interventi sui tassi entro la fine dell’anno, confortati dai dati ADP che confermano un mercato del lavoro ancora in difficoltà.

Foto di Federal Reserve

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