Una recente ricerca condotta da Toomas Laarits e Jeffrey Wurgler della NYU Stern School of Business getta nuova luce sul comportamento informativo degli investitori individuali. Analizzando i dati di navigazione online (clickstream) di un campione rappresentativo di famiglie statunitensi nel 2007, gli autori ci mostrano per la prima volta in modo dettagliato come, quanto e quando questi investitori si informano prima di acquistare o vendere titoli. Il profilo che ne risulta è quello di un investitore impulsivo che acquista il titolo del momento e si basa su poche, pochissime informazioni.
Vediamo qualche numero di questo studio. Partiamo dal dato più eclatante: il tempo mediano dedicato alla ricerca di informazioni su un titolo è di appena sei minuti. Il grosso di questo tempo è concentrato subito prima della transazione, spesso in un’unica sessione veloce, caratteristiche tipiche dell’investitore impulsivo . La media si alza (29 minuti), ma è trainata da pochi investitori molto attivi.
Le principali fonti di informazione sono portali di notizie, come Yahoo Finance, mentre sono poco consultate le schede informative presenti nei siti dei broker.
Quasi tutti gli investitori osservati nella ricerca di Laarits e Wurgler si fermano su grafici dei prezzi, pagine con dati riassuntivi e, se capita, qualche opinione di analisti. Il tutto con una preoccupante superficialità. L’arco temporale di osservazione dell’andamento dei prezzi, nel 73% dei casi, non supera i due giorni. I contenuti più approfonditi – come bilanci, dividendi o statistiche di rischio – vengono spesso ignorati. Del tempo totale dedicato alla ricerca di informazioni solo il 1% è destinato ad indicatori di rischio come il beta o la volatilità.
Lo studio evidenzia una decisa spaccatura tra un manipolo di coscenziosi investitori, che dedicano tempo allo studio di dati fondamentali e alla ricerca di titoli più “tranquilli”, ed una voluminosa maggioranza di “buyer” impulsivi che segue la tendenza del momento e si avventura in operazioni ad alto tasso speculativo e di rischio.
Come notano gli stessi autori, il quadro che emerge dalla ricerca mette in bilico l’idea stessa dell’investitore razionale, che pondera rischio e rendimento nelle scelte finanziarie. E nell’era della gestione algoritmica e dei grandi investitori istituzionali, si fa strada una domanda: è realistico pensare che pochi minuti di ricerca bastino a un piccolo investitore per ottenere un vantaggio competitivo?
Foto di Sergei Tokmakov