L’ultimo World Economic Outlook del Fondo Monetario Internazionale, pubblicato ieri, fotografa un’economia globale in piena trasformazione e ancora segnata da grande incertezza. Il titolo del rapporto – “Global Economy in Flux, Prospects Remain Dim” – dice già tutto: le regole del gioco stanno cambiando e le prospettive restano cupe.
Dopo mesi di tensioni commerciali e nuove tariffe imposte dagli Stati Uniti, la crescita globale rallenta: secondo il Fondo, il PIL mondiale passerà dal 3,3% del 2024 al 3,2% nel 2025, per poi scendere al 3,1% nel 2026. L’FMI riconosce un miglioramento marginale rispetto alle stime di luglio, ma ricorda che restiamo ancora sotto i livelli previsti prima della svolta protezionista. A pesare, oltre ai dazi, anche il calo dell’immigrazione nei Paesi avanzati, che riduce l’offerta di lavoro e frena il potenziale di crescita.
Sul fronte dei prezzi, l’inflazione globale è in calo, ma resta fragile e disomogenea. Il Fondo prevede che scenderà al 4,2% nel 2025 e al 3,7% nel 2026, ma la dinamica varia molto da Paese a Paese. Negli Stati Uniti, i nuovi dazi stanno iniziando a riflettersi sui prezzi al consumo, con rischi “orientati verso l’alto”. In Asia, invece, l’inflazione resta sorprendentemente contenuta, mentre in Europa il raffreddamento della domanda comincia a farsi sentire, anche se il costo dell’energia continua a pesare.
Kristalina Georgieva, direttrice del Fondo, ha sottolineato come il rischio maggiore non sia tanto la competizione commerciale in sé, quanto la mancanza di cooperazione: “Finché i governi evitano risposte di ritorsione e mantengono un dialogo aperto, c’è spazio per stabilizzare i mercati”, ha dichiarato in un’intervista a Yahoo Finance. Tuttavia, ha avvertito che un’eccessiva frammentazione potrebbe “erodere i progressi faticosamente conquistati nella stabilità economica globale”.
Georgieva ha sottolineato che “dopo anni di shock consecutivi, i cittadini hanno bisogno di stabilità dei prezzi per recuperare fiducia e potere d’acquisto”. Ma ha anche avvertito che “tagliare i tassi troppo presto sarebbe un errore: la priorità resta ancorare le aspettative e consolidare la disinflazione”.
Il Fondo Monetario detta poi la sua ricetta: servono politiche economiche credibili, trasparenti e coordinate. Da qui l’invito ai governi a modernizzare le regole del commercio internazionale, ricostruire i margini fiscali e difendere l’indipendenza delle banche centrali, oggi sotto crescente pressione politica.
Non solo nubi nel cielo dell’economia mondiale. Il Fondo vede margini di ottimismo legati a possibili progressi nelle trattative commerciali e ai benefici a lungo termine dell’intelligenza artificiale, che potrebbe rilanciare la produttività globale.
Proprio sul tema dell’intelligenza artificiale l’outlook del Fondo Monetario Internazionale è piuttosto chiaro. Se da un lato si riconosce che la spinta dell’intelligenza artificiale ha sostenuto la fiducia dei mercati e gli investimenti, dall’altro avverte che un “repricing improvviso delle tech” dovuto a risultati inferiori alle aspettative potrebbe frenare la crescita e creare tensioni finanziarie (anche se gli investimenti a debito sono decisamente inferiori rispetto ad altre esperienze del passato). Kristalina Georgieva, nelle sue dichiarazioni, ha ripreso il tema con toni equilibrati: ha definito l’IA “una straordinaria opportunità di produttività”, ma ha anche avvertito che “l’euforia dei mercati non può sostituire politiche solide e regole chiare”.
In conclusione – per chiudere come fa il report – possiamo dire che il mondo deve imparare a convivere con un’economia più lenta, più frammentata e meno prevedibile. E solo una nuova stagione di cooperazione internazionale potrà invertire davvero la rotta.
Foto di Joachim Schnürle