In un periodo nel quale ferve la ricerca di diversificazione e di asset in grado di proteggere il valore, i metalli preziosi giocano un ruolo chiave. Si, perchè non c’è solo l’oro a fare il pieno di “buy”, tutto il comparto dei metalli preziosi sta vivendo un 2025 al rialzo.
E allora ecco che, come accade di solito, quando un angolo dei mercati finanziari si surriscalda cominciano a registrarsi fenomeni particolarmente significativi: è il caso della giornata vissuta ieri dalle quotazioni dell’argento, caratterizzata da una fiammata dei prezzi partita da Londra. Vediamo di raccontarla.
Ieri l’argento ha vissuto una giornata da record: il prezzo spot ha superato i 53 USD per oncia, rivedendo i massimi di inizio anni 80 dello scorso secolo. Ma la “sete di asset sicuri” non basta da sola a spiegare questo potente e repentino movimento al rialzo; la motivazione più porfonda è il verificarsi di uno short squeeze “storico” sul mercato londinese.
Facciamo un passo indietro: cos’è un “short squeeze”? È quando chi ha venduto “allo scoperto” (cioè scommettendo su un calo del prezzo) si trova costretto a ricomprare il metallo a prezzi molto più alti per coprire le proprie posizioni, alimentando così un circolo di acquisti incontrollato.
Nel caso dell’argento, il fattore scatenante è stato il grave shortage (carenza fisica) nel mercato londinese, unito a una domanda che ha travolto le scorte disponibili. Per capire il livello di criticità toccato, basti dire che alcuni trader hanno dovuto ricorrere a mosse inusuali, come trasportare fisicamente barrette d’argento da New York a Londra via aerea — un’operazione costosa, ma che riflette la disperata ricerca di metallo fisico per soddisfare richieste urgenti.
Il “primo allarme” sulle scorte lo ha lanciato il tasso di prestito dell’argento (leasing rate), che misura quanto costa prendere in prestito il metallo: negli ultimi giorni ha superato il 30% su base mensile, segnalando una difficoltà crescente nel reperire materiale da consegnare.
A generare questo squilibrio tra domanda e offerta sono stati diversi fattori, mescolatisi in una sorta di tempesta perfetta. La richiesta di argento da parte dell’India, ad esempio, dove in vista della stagione dei matrimoni, acquisti massicci di gioielleria e barrette hanno prosciugato ulteriormente le scorte.
A questo si somma il timore che l’argento, incluso in un’indagine statunitense sui minerali critici (la cosiddetta “Section 232”), possa essere soggetto a nuovi dazi, alimentando vendite anticipatorie e spostamenti di scorte tra New York e Londra.
Il risultato complessivo è stato un balzo fulminante: in alcune fasi della giornata, il prezzo è salito di quasi il 4 %, superando perfino i livelli raggiunti la settimana scorsa. Inoltre, il premio “London vs New York” — ossia quanto l’argento costa in più a Londra rispetto a New York — si è attestato a circa 1,55 USD per oncia.
Non tutto però è rose e fiori: alcuni analisti avvertono che una correzione può essere dietro l’angolo (e già oggi i prezzi sembrano rintracciare). L’argento è un mercato relativamente piccolo, senza un “venditore di ultima istanza” (in altre parole, non è come l’oro che ha il sostegno delle riserve bancarie centrali). Se la domanda industriale rallentasse, il rally potrebbe perdere slancio.
Per il momento quello di ieri rimane un episodio isolato, certo. Ma anche piccoli indizi di un innalzamento della temperatura sui mercati finanziari, come questo, qualche riflessione dovrebbero indurla.
Foto di Sergei Tokmakov