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Intelligenza artificiale: la competizione mondiale cresce (e anche il consumo di energia)

Aumenta la competizione mondiale sull’intelligenza artificiale, ma un consumo energetico in crescita vertiginosa rischia di cambiare le regole del gioco. Gli Stati Uniti conservano la leadership ma il consumo di energia sale al 9% del totale nazionale. La partita del futuro si gioca sulla sostenibilità energetica.

La competizione mondiale sull’Intelligenza Artificiale non è più un concetto astratto: oggi si misura in data center, investimenti e gigawatt. A fotografare lo stato della corsa è un’analisi della Federal Reserve (“The State of AI Competition in Advanced Economies”, ottobre 2025), che mostra un quadro chiaro: gli Stati Uniti dominano, ma Cina ed Europa giocano partite molto diverse.

Secondo la Fed, gli USA concentrano circa il 74% della capacità computazionale AI di fascia alta a livello globale. La Cina segue con il 14%, mentre l’Unione europea si ferma a un modesto 4,8%. Un divario netto, che riflette anni di investimenti infrastrutturali e una capacità di attrarre capitali senza paragoni.

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Il vantaggio americano si legge anche nella mappa dei data center: 4.049 strutture attive nel 2024 contro 2.250 in Europa, 484 nel Regno Unito e 379 in Cina. Nello stesso anno gli Stati Uniti hanno aggiunto 5,8 gigawatt di nuova capacità, contro 1,6 GW nell’UE e appena 0,2 GW nel Regno Unito. Su base pro capite, negli USA si contano 99,9 server per mille abitanti, un rapporto impensabile altrove.

A trainare questo ecosistema è il capitale privato: 470 miliardi di dollari investiti negli Stati Uniti tra il 2013 e il 2024, contro 50 miliardi nell’intera Unione europea, 28 nel Regno Unito, 15 in Canada e 6 in Giappone. Oltre il 75% dei finanziamenti alle startup di generative AI proviene da investitori americani — una concentrazione che consolida il vantaggio competitivo.

La Cina, tuttavia, mostra i muscoli sul fronte energetico: 3.200 GW di capacità elettrica installata, più del doppio degli USA (1.293 GW) e dell’UE (1.125 GW). Nel solo 2024 Pechino ha aggiunto 429 GW, una base che potrebbe sostenere un’espansione massiccia dei propri data center.

Ma questa competizione mondiale sull’Intelligenza Artificiale ha un costo: secondo la Fed, i data center rappresentano già quasi il 9% del consumo elettrico americano. L’Europa è al 4,8%, la Cina al 2,3%. Numeri che mettono in evidenza una nuova criticita: la necessità di un equilibrio tra potenza computazionale e sostenibilità energetica.

Il dato statunitense è particolarmente significativo. Basti pensare che nel 2023 la percentuale di energia consumata dai data center era di poco superiore al 4% e il MIT Energy Initiative stimava il raggiungimento del 9% entro il 2030.

Diversi studi confermano che la sostenibilità dell’IA sta diventando una questione cruciale. Secondo l’IFRI, i data center assorbono oggi circa 1-1,3% dell’elettricità globale, ma potrebbero arrivare a 2.000 TWh entro il 2030, raddoppiando il peso attuale. Ericsson stima che già nel 2023 l’IA “pesava” per l’8% del consumo elettrico dei data center, quota destinata a salire fino al 20% nel 2028.

Tutto questo significa che c’è un’altro campo di ricerca destinato a diventare cruciale: quello del risparmio energetico. Alcune ricerche mostrano come interventi mirati — modelli più efficienti, dataset ottimizzati, riuso del calcolo — possano tagliare i consumi fino al 90% in alcuni casi. Immaginate il vantaggio competitivo di chi riuscirà a mettere per primo le mani su queste tecnologie.

Foto di valaymtw

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