C’è un termine inglese che a occhio e croce potrebbe diventare una sorta di etichetta da appiccicare al 2024: bumpy. Seppur dal suono simpatico, questo aggettivo significa accidentato, sconnesso, pieno di insidiose buche. Ed il cammino dei mercati finanziari nell’anno appena iniziato sembra destinato ad essere esattemente così: sconnesso, accidentato e pieno di insidiosissime buche da evitare.
Prendiamo ad esempio il mercato obbligazionario. Se da un lato appare scontato l’apporto benefico ai prezzi di una quasi certa riduzione della pressione sui tassi di interesse, dall’altro lato il volume delle emissioni e la complicata situazione dei conti pubblici rischia di trasformare un’autostrada di profitti in una carrareccia da domare con molta cautela.
Nei giorni scorsi, nel gelido contesto di Davos, l’ex capo economista del Fondo Monetario Internazionale ed attuale numero due dell’istituto, Gita Gopinath, ha lanciato un avvertimento. Il combinato disposto di tassi elevati e di molti prestiti in scadenza – e da rifinanziare – mette al centro della questione un rischio di liquidità, specie in un periodo nel quale le banche centrali stanno alleggerendo i loro bilanci e non sono nelle condizioni di assorbire un eccesso di offerta.
Non un rischio sistemico, chiarisce Gopinath nell’intervista rilasciata a Bloomberg Television, ma qualcosa di concentrato. Paesi che hanno speso molto durante la pandemia, con conseguente aumento del debito a breve, si trovano a dover far fronte alla necessità di rifinanziare debito in un contesto di tassi elevati. La forte offerta di titoli di stato nei prossimi mesi rischia di inondare il mercato togliendo spazio vitale soprattutto ai paesi in via di sviluppo e causando un disallineamento tra domanda ed offerta che, in qualche caso, può portare a situazioni di illiquidità. Qualche numero: le più recenti stime parlano di oltre 2 trilioni di dollari di nuovi bond pronti ad essere collocati da Stati Uniti, UK, Giappon e paesi dell’Eurozona per sostenere le esigenze di liquidità del 2024. Un incremento del 7% rispetto al 2023 (fonte Bloomberg Intelligence).
Questo non significa ovviamente che bisogna fuggire dal mercato obbligazionario, né tantomeno negare che i prezzi delle obbligazioni abbiano ottime potenzialità di crescita nel 2024. Ma ci ricorda, ancora una volta, che per affrontare una “bumpy road” occorrono mezzi affidabili. Fuor di metafora, si torna al punto centrale: puntare sul fattore qualità.
Foto di Siggy Nowak