La linea sottile di Jackson Hole

Nel consueto appuntamento agostano di Jackson Hole, nel Wyoming (USA), i governatori delle principali banche centrali del mondo hanno confermato, con accenti diversi, la criticità del momento vissuto dall’economia mondiale, riaffermando la centralità della sostenibilità dei prezzi nel mandato della politica monetaria.

Lo scenario è quello che siamo oramai abituati a conoscere: la spettacolare valle nel Wyoming e sullo sfondo il massiccio del Teton Range. Mai come quest’anno, Jackson Hole ed il suo economic symposium attendevano i governatori delle principali banche centrali del mondo al varco: inflazione domata oppure no? Le risposte sembrano essere piaciute ai mercati, ma ancora una volta la sensazione finale è di una grande incertezza.

Le dichiarazioni più attese erano senza dubbio quelle dei governatori di Fed e BCE. Il primo, Jerome Powell, è apparso molto abbottonato non confermando né smentendo la possibilità che i tassi di interesse negli USA possano essere arrivati al loro picco, e limitandosi a ribadire che la fase restrittiva durerà finchè il percorso di discesa dell’inflazione non sarà definitivamente indirizzato. La seconda, Christine Lagarde, è apparsa più loquace, desiderosa di comunicare la linea della banca centrale europea e di riaffermare che la lotta contro l’inflazione non può ancora dirsi vinta. Se Powell confida nei dati macro che sembrano indicare come probabile una soft landing dell’economia USA; Lagarde deve invece ammettere che lo stato di salute dell’economia europea non appare esaltante, con la Germania in particolare che fatica a rialzarsi.

Nessuna anticipazione, da parte di entrambi, sulle decisioni che verranno prese nel mese di settembre. Ad essere un po’ più espliciti sono stati alcuni membri dei rispettivi board. Per Loretta Mester (FED di Cleveland) e Martins Kazaks (Lettonia), per esempio, se da una parte occorre sbilanciarsi, meglio farlo in senso restrittivo. Da un rialzo di troppo, afferma Mester, si può tornare indietro. Joachim Nagel (Bundesbank) afferma che all’attuale livello di inflazione presente nell’Eurozona è troppo presto per pensare ad una pausa nei rialzi.

Prudenza ed incertezza, quindi, sembrano essere le presenza più ingombranti nella quiete di Jackson Hole. La politica monetaria riafferma la centralità della sostenibilità dei prezzi nel suo mandato ed allo stesso tempo l’impossibilità di affrontare da sola le tante sfide che si vanno delineando per i prossimi anni: una nuova rivoluzione tecnologica, la transizione energetica ed una sorta di transizione geopolitica con implicazioni importanti sul commercio internazionale.

Foto: James St. John, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons

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