Mercato del lavoro USA, dati da calma apparente

L’infornata di dati sul mercato del lavoro USA, arrivata nella scorsa settimana, ha lanciato segnali misti, tanto da far pensare che l’occupazione a stelle e strisce viva un momento di calma apparente.

Il mercato del lavoro statunitense è sempre al centro dell’attenzione. Dalle sue dinamiche gli analisti stanno cercando da mesi di capire quali potrebbero essere le prospettive per la politica monetaria della FED e per l’andamento dell’economia a stelle e strisce. Un mercato del lavoro troppo in salute, infatti, rischia di spingere l’acceleratore dell’inflazione – via salari – e di costringere la FED (che comunque a giugno dovrebbe osservare una pausa di riflessione) a mantenere per un periodo di tempo più lungo la sua politica monetaria restrittiva.

Gli ultimi dati, diffusi settimana scorsa, lanciano segnali misti. Partiamo dai dati di base, vale a dire posti di lavoro creati e tasso di disoccupazione. Il report ADP di mercoledì scorso ha sopreso in mercati, segnalando un aumento di ben 232 mila posti di lavoro, 50 mila oltre le attese, concentrati soprattutto nel settore del retail e del tempo libero. La settimana si è chiusa, poi, con i dati ufficiali del dipartimento del lavoro statunitense. Anche qui i numeri hanno sorpreso i mercati, con 339 mila posti di lavoro creati nel mese di maggio, contro attese di un rallentamento della crescita a +139mila. Unica nota stonata il rialzo del tasso di disoccupazione, salito al 3.7% dal minimo record di 3.4%, due decimi oltre le attese.

Numeri, quelli appena riportati, che indicano un mercato del lavoro USA in stato di grazia. Indicazione rafforzata da un altro dato arrivato settimana scorsa: quello delle offerte di lavoro, tornate sopra quota 10 milioni nel mese di aprile e con un rapporto offerte/disoccupati prossimo a 2.

Dobbiamo quindi attenderci una nuova riaccelerazione dell’inflazione? Se torniamo al report ADP possiamo rintracciare, in questo senso, qualche segnale tranquillizzante. La crescita dei salari, si legge nel documento, sta rallentando. Analizzando oltre 25 milioni di cedolini, APD registra un aumento medio dei salari dei lavoratori “stabili” del 6.5%. Per chi ha cambiato lavoro la variazione del salario è scesa al 12%, minimo dal dicembre del 2021. Anche il report ufficiale di venerdì mostra un rallentamento della crescita dei salari: la paga oraria è cresciuta del 4.3%, un decimo in meno rispetto al rilevamento di aprile e delle attese.

Guardando le cose in prospettiva, poi, altri dati sembrano indicare una seconda parte del 2023 molto meno effervescente per il mercato del lavoro USA. L’ultimo report di Challenger, Gray & Christmas Inc. sugli annunci di tagli occupazionali è in questo senso illuminante. Dice il report che da inizio anno e fino a maggio le aziende americane hanno annunciato tagli al personale per oltre 417 mila unità. Si tratta di un numero quattro volte superiore a quello registrato nello stesso periodo dell’anno scorso, e già superiore al totale di tagli occupazionali registrati in tutto il 2022. Se si esclude il 2020, stiamo parlando del valore più alto dal 2009 relativamente ai primi 5 mesi dell’anno.

Se nei primi mesi dell’anno era stato soprattutto il settore tecnologico a procedere alla riduzione dei posti di lavoro (piccols nota: per il report Challenger, da inizio anno ad oggi, 3900 tagli sono attribuibili all’adozione dell’AI) seguito da quello bancario, ora la situazione sta cambiando con una sorta di contagio che tocca anche il retail ed il settore dei media.

Secondo Challenger, Gray & Christmas Inc le imprese statunitensi si stanno preparando ad una fase economica più fragile; e la prima arma a disposizione in questi casi è la riduzione dei dipendenti. La riprova arriva dalla propensione all’assunzione di nuovi lavoratori, crollata nel mese di maggio ai minimi dal novembre del 2020.

Insomma l’effervescenza del mercato del lavoro USA potrebbe avere i mesi contati e per una volta, almeno si spera, potrebbe non essere una cattiva notizia.

Foto di donterase

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