La tecnologia e la corsa agli sportelli

A distanza di qualche settimana la vicenda della Silicon Valley Bank rimane al centro del dibattito. Ed uno degli argomenti più interessanti riguarda il ruolo della tecnologia nella corsa agli sportelli che ha decretato la “fine” della banca californiana.

Se qualcuno ha buona memoria ricorderà certamente le immagini dei cittadini greci che facevano lunghe file agli sportelli bancari per prelevare quanto possibile prima che venissero congelati i conti correnti. Il panico, specie quando si parla di soldi, si propaga alla velocità della luce e nel caso delle banche è la scintilla che fa scattare la crisi irreversibile, quando la liquidità viene prosciugata dalle richieste e non resta che issare bandiera bianca.

Tutto questo è successo qualche settimana fa, quando il crac della Silicon Valley Bank ha sconvolto i mercati e agitato lo spettro di una nuova crisi finanziaria globale. Ma questa volta le cose si sono svolte con modalità differenti, e sul banco degli imputati c’è anche la tecnologia.

Pochi giorni fa la CEO di Citi Bank, Jane Fraser, ha avvertito che l’utilizzo della tecnologia nel settore bancario è un vero e proprio “game changer” nella gestione delle crisi e della cosiddetta “corsa allo sportello”. La possibilità di muovere in pochi click milioni di dollari – ha aggiunto Fraser in un’intervista rilasciata durante un evento all’Economic Club di Washington – richiede un profondo cambiamento nelle modalità con le quali banche e autorità di vigilanza rispondono alle crisi bancarie. I numeri parlano da soli: SVB è fallita nel giro di 48 ore, mentre in appena 11 giorni sono collassate ben 4 banche. Stando ai calcoli della FDIC, i clienti della banca californiana hanno prelevato qualcosa come 40 miliardi di dollari in poche ore, un quinto del totale dei depositi presso la banca. Nel giro di un solo giorno SVB si è ritrovata con un rosso da 1 miliardo di dollari. Al di là delle pesanti responsabilità della dirigenza, difficile pensare che qualsiasi altra banca sarebbe riuscita a reggere un colpo del genere senza danni.

Alle app bancarie si aggiungono poi i social. Qui la memoria richiama la vicenda delle Meme Stocks. Tutto si basa sempre su quel concetto di viralità che fa circolare a velocità elevate informazioni a migliaia di utenti sparsi nel mondo. Nel caso di SVB, la premura con la quale molti venture capitalist si sono fiondati su Twitter a raccomandare di ridurre la liquidità deposita presso la banca di Santa Clara, ha di fatto generato il primo caso di corsa agli sportelli virtuale.

La relazione evidente tra tecnologia e velocizzazione della corsa agli sportelli è stata evidenziata nelle scorse settimane da moltissimi analisti e da economisti come Joseph Stiglitz. In un contributo pubblicato su Project Syndacate, il premio Nobel afferma che la tecnologia non ha cambiato i fondamentali delle banche ma ha aumentato i rischi di una corsa allo sportello.

Per alcuni una delle motivazioni alla base del cosiddetto bank run sarebbe il limite della garanzia bancaria sui depositi, che negli USA è fissato a 250 mila dollari. Togliere questo limite, sostengono, eliminerebbe gran parte del carburante alle ondate di panico, inoltre rimetterebbe a posto l’ordine di rischio tra i soggetti che interagiscono con una banca, salvaguardando i correntisti e scaricando il rischio su azionisti ed obbligazionisti, operazione questa che ridarebbe fiducia ad un settore vitale per lo sviluppo economico.

La posizione è controversa, perchè se da un lato si protegge il consumatore, dall’altro si potrebbe attivare un fenomeno di moral hazard da parte delle banche. In pratica, una garanzia illimitata sui depositi potrebbe spingere le banche verso impieghi più rischiosi e potenzialmente più pericolosi per l’intero sistema finanziario.

Il caso SVB ha probabilmente portato alla luce quella che è una vera e propria falla nel sistema, capace di minare la stabilità finanziaria di un paese e non solo. E non si tratta della politica monetaria restrittiva ma della mancata evoluzione della regolamentazione di fronte alla crescente influenza della tecnologia sul rapporto tra clienti e banche.

Foto di Willfried Wende

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