Il più grande esperimento fin qui realizzato sulla settimana di lavoro corta, ridotta a 4 giorni, segnala un forte apprezzamento da parte sia dei lavoratori che delle imprese.
Nel giugno del 2022 in Gran Bretagna prendeva il via un ambizioso esperimento di monitoraggio sulla settimana lavorativa corta, vale a dire 4 giorni lavorativi a settimana. L’esperimento, messo in piedi dalla 4 Day Week Global Foundation, ha coinvolto 61 imprese inglesi ed una forza lavoro di quasi 3000 dipendenti, tutti ingaggiati su base volontaria.
I primi risultati resi disponibili nei giorni scorsi, relativi al periodo giugno-dicembre, sembrano incoraggianti. Delle 61 imprese coinvolte solo tre hanno deciso di interrompere l’esperimento, due non hanno ancora preso posizione, mentre le restanti hanno fatto propria la nuova organizzazione del lavoro settimanale, convinti dalla maggior produttività, dal calo di turnover e da una minor incidenza di episodi di “burnout” tra i dipendenti.
L’impatto sui lavoratori sembra confermare quanto sostenuto dalle ultime ricerche in campo sociologico sulla necessità di adattare i ritmi lavorativi ai nuovi stili di vita che stanno emergendo. Sempre secondo i dati dell’esperimento, l’adozione della settimana di lavoro corta ha ridotto del 39% la sensazione di stress sul posto di lavoro, diminuito del 40% i disturbi del sonno e, come anticipato in precedenza, reso più rari episodi di burnout fra i dipendenti (una riduzione del 70%). La percezione di benessere derivante dall’adozione del nuovo orario di lavoro è evidente anche nelle risposte date dai lavoratori ad altre due domande. Nessuno tra i lavoratori ha manifestato la volontà di abbandonare l’esperimento. E per il 15% del campione nessun aumento di paga sarebbe in grado di farli ritornare alle 5 giornate lavorative settimanali.
Sul fronte della produttività l’esperimento sembra confermare i risultati dei recenti studi condotti in Irlanda ed Australia. Sul fronte del volume di ricavi, infatti, la ricerca rileva un incremento nel periodo giugno-dicembre dell’1.4%, mentre altri indicatori di produttività registrano benefici dalla forte diminuzione delle assenze (da 2 giorni al mese a 0.7 giorni al mese per dipendente) e dei livelli di turnover.
L’esperimento inglese ci indica che la strada è percorribile ma è necessaria l’adozione di ulteriori periodi di prova in contesti e condizioni macroeconomiche differenti per capirne la sostenibilità.
Foto di Ronald Carreño