Politica fiscale: contro l’inflazione meglio interventi mirati

Uno studio sul caso Italia mostra come gli interventi della politica fiscale per contrastare gli effetti dell’inflazione sulla disuguaglianza economica non sono tutti ugualmente efficaci.

L’inflazione è l’argomento principe in ogni discussione economica degli ultimi mesi. Mentre c’è chi si sofferma sul raggiungimento o meno del picco, concentrandosi sulle serie storiche, qualcuno ha iniziato a focalizzarsi sugli effetti che l’improvvisa fiammata dei prezzi sta avendo sui bilanci delle famiglie.
Due sono infatti le considerazioni che non temono smentita: l’inflazione colpisce i bilanci familiari e, secondo, non lo fa alla stessa maniera per tutti.

Lo studio che fa da spunto per questo post – Curci, N, M Savegnago, G Zevi e R Zizza (2022), “Gli effetti redistributivi dell’inflazione: un’analisi di microsimulazione per l’Italia”, Banca d’Italia Occasional Paper No. 738. – ci ricorda che in qualche modo l’inflazione discrimina in base al paniere di consumo ed alla propensione alla spesa delle famiglie. Entrambi elementi che pesano in maniera più sensibile sulle fasce di reddito più base. È la conseguenza facilmente individuabile di tutto ciò è un aumento della disuguaglianza economica, una “malattia” che può amplificare le tensioni sociali e diventare un problema complesso da gestire.

Proprio per questo i governi sono stati sollecitati ad intervenire. I canali attraverso i quali la politica fiscale può redistribuire gli effetti dell’inflazione sono sostanzialmente tre: riduzione di prezzi condizionate a determinati parametri; riduzione dei prezzi indiscriminate; interventi di sostegno al reddito.

Di queste quali si dimostrano realmente efficaci? E concretamente quanto riescono a lenire gli effetti distorsivi dell’aumento generalizzato dei prezzi? Lo studio sopra citato ha preso in considerazione il caso Italia, che nel 2022 ha visto il tasso di inflazione salire oltre la soglia del 10%, pesando in particolare proprio sul carrello della spesa. Basandosi sui dati messi a disposizione da Banca d’Italia, ed in particolare sfruttando il BIMic, il modello di microsimulazione fiscale e previdenziale di Banca d’Italia che abbina i dati dell’indagine sul reddito e la ricchezza con i dati dell’indagine sul consumo delle famiglie italiane, lo studio ci restituisce alcuni dati molto interessanti, con qualche implicazione anche sul fronte dell’attualità.

Senza l’adozione di misure di sostegno, così come descritte in precedenza (i tre canali), l’Indice di Gini (un indicatore della disuguaglianza di ricchezza all’interno di una nazione o di un gruppo sociale) sarebbe salito due punti, da 34.6 a 36.6. L’intervento della politica fiscale, stando ai dati della simulazione, ha ridotto del 70% il potenziale aumento di disuguaglianza economica tra le fasce di reddito.

L’altro dato di un certo rilievo riguarda il rapporto costo/beneficio delle azioni messe in campo. I bonus sulle bollette elettriche per le famiglie, nella simulazione, risulta l’intervento più efficace, con un costo per le casse dello stato di 3,1 miliardi di euro. L’intervento indiscriminato sui prezzi dei carburanti, invece, ha dato effetti marginali a fronte di un costo per lo stato pari a 16 miliardi di euro.

Si tratta di una simulazione, certo, ma i risultati sono significativi e tracciano una strada che ogni intervento fiscale dovrebbe seguire.

Foto di Pietro Annicchiarico

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