Outlook 2023: un anno a doppia velocità?

L’ultimo mese dell’anno è arrivato e come al solito iniziano a fioccare gli outlook su quello che sta per arrivare: come sarà il 2023 per l’economia mondiale e di riflesso per i mercati finanziari?

Per iniziare a farsi un’idea della questione occorre naturalmente partire dai dati acquisiti fino ad ora. Il 2022 andrà in archivio come l’anno della grande inflazione e dell’altrettanto potente risposta da parte delle banche centrali, mai così unite ed abbondanti nell’adottare una politica monetaria restrittiva da molti decenni a questa parte. Gli ultimi mesi ci stanno dicendo che qualcosa sul fronte dei prezzi inizia a muoversi e, seppur con velocità diverse, tutte le principali grandi economie stanno vedendo raggiunto, ed in qualche caso superato, il picco inflattivo. Le parole che arrivano dagli esponenti delle principali banche centrali mondiali ci avvertono che la stretta monetaria non è ancora finita ma che le prossime tappe saranno un po’ meno cruente delle precedenti. E tra prezzi sostenuti e tassi di interesse in salita, il ciclo economico è rapidamente passato da una fase di espansione decisa ad una di rallentamento, tanto che le ultime previsioni danno il 2022 chiudersi con un PIL a +3.4% ed il 2023 raggiungere un +2.2%.

Ma il 2022 passerà tristemente alla storia anche per lo scoppio della guerra in Ucraina che da un punto di vista economico ha significato aumento dei prezzi delle materie prime e soprattutto caos sul fronte dei prezzi dell’energia. La fiammella di speranza accesa dalla dichiarazione congiunta di Biden e Macron – una conferenza di pace il 13 dicembre a Parigi – è tutto ciò a cui ci si può appigliare per sperare in un cessate il fuoco, davvero poco. La certezza è che le conseguenze economiche (sanzioni, danni, nuovi equilibri da trovare) rimarranno ancora per molto tempo a pesare soprattutto sull’economia dell’Eurozona.

Con tutto questo fardello si entrerà nel 2023 e l’outlook per questo nuovo anno non può che esserne pesantemente condizionato. E così la prima caratteristica che gli analisti sembrano sottolineare è quella di una doppia velocità: una prima parte del 2023 in linea con quanto vissuto in questi mesi (tassi in rialzo, inflazione sostenuta, economia in rallentamento); una seconda parte dell’anno che potrebbe vedere un netto miglioramento dello scenario oppure – scenario peggiore – un’ulteriore frenata.

Proprio per questo motivo i primi report – come ad esempio quello di Amundi – suggeriscono di cerchiare in rosso alcuni elementi, dei veri punti di svolta per il nuovo anno. Tra questi c’è il famoso pivot della FED. Sapere fino a che livello arriveranno i tassi non è questione di poco conto. Se si fermassero attorno al 5% l’ipotesi di una soft landing avrebbe vele spiegate, se raggiungessero il 6% le cose si complicherebbero non escludendo una fase recessiva, ed anche piuttosto severa. Per l’Eurozona, oltre al fattore tassi, sarà cruciale il quarto trimestre del prossimo anno, il momento nel quale si comincerà a guardare alle scorte di gas nel primo anno di indipendenza da fonti russe. Un elemento che potrebbe spingere già dall’estate i prezzi del gas verso l’alto, portando non pochi grattacapi a governi e banca centrale.

In tutto questo il comportamento dei mercati finanziari potrebbe risultare molto nervoso, in particolar modo sul fronte azionario. Una cosa, infatti, su cui gli analisti sembrano piuttosto d’accordo è che il mercato obbligazionario è tornato ad essere interessante ed un suo recupero nei prossimi mesi appare plausibile (a patto che si scelga la qualità e duration moderate). Per le azioni, invece, l’outlook 2023 dipenderà da quei punti di svolta citati in precedenza e che potranno trasformare l’attuale recupero dei listini da semplice rally da mercato orso a qualcosa di più strutturato.

Foto di Pexels

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