L’inflazione non è uguale per tutti

Un recente studio della BCE conferma che l’inflazione non è uguale per tutti e che il suo peso grava in maniera preponderante sulla famiglie a basso reddito.

In queste settimane si discute molto sotto il cielo della politica sulla necessità di venire incontro a famiglie ed imprese nella difficile gestione del cosiddetto “caro bollette” e più in generale nell’aiutare i soggetti economici più fragili dalle conseguenze dell’inflazione.

Si tratta di un argomento molto delicato perchè richiede l’utilizzo di consistenti risorse pubbliche, reperibili certamente da tagli di spesa ma anche, o forse soprattutto, attraverso il ricorso all’emissione di nuovo debito. E proprio per questo motivo indirizzare gli aiuti dove effettivamente servono è fondamentale per non disperdere risorse preziose.

L’inflazione, infatti, non è uguale per tutti e ce lo ricordano anche i numeri pubblicati dalla Banca Centrale Europea nell’ultima edizione del suo bollettino economico. L’aumento del livello dei prezzi al consumo, arrivato a superare il 10% su base annua nell’Eurozona, sta colpendo in maniera pesantissima le famiglie a basso reddito. Quella che appare una conclusione logica (chi è più ricco sta meglio di chi è più povero) è motivata da tre elementi: il primo è che la spesa delle famiglie più povere è incentrata soprattutto sui beni di prima necessità (cibo ed energia), vale a dire sui beni che hanno subito i maggiori rincari; in secondo luogo le famiglie a basso reddito non dispongono molto spesso di un “cuscinetto” di liquidità in grado di colmare i temporanei squilibri fra entrate ed uscite. Infine, terzo elemento, le famiglie più ricche, a differenza di quelle con minori disponibilità, orientano i loro consumi su beni di elevato valore ma sostituibili, in caso di necessità, con beni equivalenti a prezzi più bassi, sostituzione che permette di realizzare un risparmio.

Così il mix di elementi appena descritti, la cosiddetta inflazione reale, si abbatte sulle fasce di reddito più basse ed il gap con chi può contare su livelli di entrate maggiori o patrimoni più consistenti si amplia: negli ultimi mesi – dice la BCE – ha toccato livelli che non si vedevano dal 2006.

Lo studio condotto da Evangelos Charalampakis, Bruno Fagandini, Lukas Henkel e Chiara Osbat ci dice anche un’altra cosa molto interessante. Le famiglie con redditi più bassi tendono a percepire come meno efficaci le politiche di mitigazione del carovita messe in atto dai governi rispetto alle famiglie con redditi medio/alti. Questa evidenza, suggeriscono gli autori dello studio, mostra come ci sia molto da fare ancora per rendere più efficaci le politiche di sostegno. E lì si torna.

Illustrazione di Mediamodifier

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