Come affrontare l’inflazione derivante dai prezzi dell’energia? In Europa si discute di tasse su extra profitti e price cap. Ecco cosa ne pensano gli economisti intervistati dall’IGM Forum.
Tassare gli extra-profitti e mettere un tetto al prezzo del gas (price cap). Quante volte nelle ultime settimane abbiamo sentito questo mini elenco di cose da fare per cercare di dare sollievo a famiglie ed imprese di fronte al caro energia. Si tratta sicuramente di due interventi complicati da mettere in atto, ma che avrebbero il merito, se applicate, di trovare risorse per calmierare l’inflazione generata dalla componente energia senza ricorrere all’emissione di nuovo debito. Operazione, quest’ultima, non priva di controindicazioni in uno scenario mondiale di politica monetaria restrittiva e di crescita economica zoppicante.
Sull’argomento si sono espressi recentemente anche i partecipanti del sondaggio condotto dall’IGM Forum di Chicago. Il panel di esperti di economia europei e statunitensi ha espresso la propria opinione su un paio di affermanzioni decisamente interessanti: l’utilizzo degli extra-profitti può dare sollievo alle finanze di famiglie ed imprese alle prese con il caro bollette; ed il tetto al prezzo del gas e del petrolio russo può aiutare nella battaglia contro l’inflazione dell’Eurozona.
Tra i 33 partecipanti europei al sondaggio sembra esserci una certa incertezza di fronte alla prima affermazione. Se il 46% si dichiara d’accordo con il concetto, un 33% esprime qualche dubbio sull’efficacia. Sul fronte statunitense il panel sembra più nettamente schierato per un no all’adozione di una tassa sugli extra-profitti.
Tra i favorevoli prevale un ragionamento che riprende quanto dicevamo in precedenza: piuttosto di aumentare le tasse in generale o fare deficit, meglio adottare questa soluzione “selettiva”. Tra chi mostra incertezza, invece, si avanzano dubbi sulla concreta operatività di una tale tipologia di prelievo fiscale e sulla complicata questione della definizione di extra-profitto (la proposta della commissione prevede il calcolo sulla media dei profitti dell’ultimo triennio, ma si comprenderebbe anche il 2020 segnato dalla pandemia).
Tra chi si dichiara in disaccordo con l’applicazione del super prelievo, in gran parte economisti USA, si ragiona sugli effetti di lungo termine dell’applicazione di una tassa “arbitraria”. C’è chi vede in questo tipo di operazioni un disincentivo agli investimenti e chi ha il timore che questo esborso possa rallentare i piani delle aziende sul fronte della transizione energetica.
Molto più compatto il fronte del no sulla seconda affermazione proposta dal sondaggio di IGM Forum. Il tetto sul prezzo dell’energia non è un metodo efficace per combattere l’inflazione per oltre il 70% degli economisti europei intervistati. C’è chi ricorda il precedente degli anni 70 dello scorso secolo, iniziativa che non diede i risultati sperati; c’è chi ritiene che l’obiettivo principale, aiutare le famiglie in difficoltà, possa essere raggiunto con trasferimenti diretti anzichè intervenendo sul mercato; c’è chi infine pensa che mettere un tetto al prezzo dell’energia finisca per incentivarne l’utilizzo anzichè portare ad una maggior parsimonia.
Tra chi si dice favorevole – un nome su tutti, Olivier Blanchard del PIIE – si pone l’accento sugli evidenti limiti che la politica monetaria si trova ad affrontare in una situazione di shock dell’offerta e ritiene di grande aiuto l’intervento della politica fiscale.
Foto di Michal Jarmoluk