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Aspettative di inflazione e banche centrali: le parole sono importanti

La capacità di comunicare delle banche centrali può fare molto sulla formazione delle aspettative di inflazione degli operatori economici.

Abbiamo detto molte volte che le banche centrali guardano con molta attenzione non solo all’andamento dei prezzi ma anche alle aspettative di inflazione dei consumatori. Sebbene alcuni economisti avanzino dubbi al proposito, è opinione diffusa che le aspettative di inflazioni influiscano sul livello attuale dei prezzi al consumo. Così, in uno scenario di inflazione al rialzo ed aspettative di inflazione al rialzo, è lecito attendersi che i prezzi accelerino verso l’alto già da subito.

Uno degli strumenti utilizzati dalla politica monetaria per tenere sotto controllo le aspettative di inflazione è la comunicazione, in altri termini: le parole. Detta così sembra inverosimile, ma quando si parla di banca centrale si parla di una istituzione che gode di una forte autorità sugli operatori economici, per questo motivo una parola detta da un governatore può avere effetti importanti sui mercati finanziari e sulle abitudini di acquisto delle famiglie.

Autorità e capacità di comunicazione sono ingredienti essenziali di una buona politica monetaria e vanno usati con attenzione. Mathias Hoffmann, Emanuel Moench, Lora Pavlova e Guido Schultefrankenfeld hanno provato a verificare quanto la comunicazione della BCE in questo periodo di inflazione elevata stia riuscendo o meno a tenere sotto controllo le aspettative di inflazione di famiglie ed imprese. Per farlo i ricercatori hanno sfruttato il Bundesbank Online Panel Households, un sondaggio condotto dalla banca centrale tedesca su un campione di 5000 individui ai quali è stata chiesta la loro aspettativa di inflazione su differenti orizzonti temporali. Successivamente, allo stesso campione, sono state mostrate le comunicazione della BCE ed è stato loro chiesto di riformulare le loro aspettative sui prezzi.

Il risultato è piuttosto evidente. Se prima di visionare le comunicazioni della banca centrale l’80% degli intervistati fissava oltre il 3% l’aspettativa di inflazione a breve, successivamente, alla lettura delle informazioni BCE, le percentuali scendono significativamente. L’aspettativa media di inflazione a 12 mesi nell’esperimento scende dal 4.28% al 3.8%. I ricercatori sottolineano inoltre come non siano tanto i numeri a far cambiare idea agli intervistati (la quantitative information), ma piuttosto la descrizione del fenomeno e della sua evoluzione (la qualitative information).

Le parole sono importanti, quindi. E le banche centrali devono sicuramente lavorare su questo aspetto, cambiando il linguaggio ed investendo su una comunicazione che sia la più capillare e semplice possibile. I dati ci dicono che non è fatica sprecata.

Foto di StarzySpringer

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