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Gold Demand Trends, banche ed ETF sostengono domanda

Nell’aggiornamento del Gold Demand Trends curato dal World Gold Council ci sono luci ed ombre per l’oro, con la domanda trainata soprattutto da ETF e banche centrali.

La cara vecchia regola dell’analisi intermarket ci ricorda che l’oro non va generalmente d’accordo con il dollaro. Anzi, per essere più precisi, esiste – e per il momento sembra confermata – una correlazione negativa tra i due. In un momento nel quale il dollaro si è notevolmente rafforzato sulle altre valute è ragionevole ipotizzare che l’oro tenda a perdere appeal. Ma non del tutto a quanto si legge nell’ultimo Gold Demand Trends elaborato dal World Gold Council. Andiamo a vedere qualche dato.

Innanzitutto la conferma che la regola di cui sopra ha ancora una sua validità. Nel secondo trimestre del 2022 il prezzo dell’oro è sceso di sei punti percentuali rispetto al trimestre precedente, mantenendo una variazione positiva (+3%) nel confronto con il secondo trimestre del 2021. Un andamento che rispecchia in pieno il movimento verso l’alto del dollaro, conseguenza (anche) del rialzo dei tassi da parte della FED.

La domanda, comunque, sembra reggere e questo, ci suggerisce il Gold Demand Trends, grazie soprattutto a due fattori: le banche centrali e gli ETF. La flessione c’è: rispetto al secondo trimestre 2021 mancano 948 tonnellate, ma se consideriamo tutto il primo semestre di quest’anno il saldo torna positivo (+12% rispetto al primo semestre 2021). Da un lato, infatti, gli acquisti di ETF indicizzati sul lingotto, dopo un brillantissimo primo trimestre 2022, hanno ceduto poco (solo 39t in meno), dall’altro lato le banche centrali hanno continuato ad acquistare: +180t nel secondo trimestre, con un saldo positivo per il primo semestre di 270t.

Grazie anche a queste spinte l’estrazione di oro ha registrato numeri di tutto rispetto. Sempre in riferimento al secondo trimestre, dalle miniere è stato estratto il 4% in più rispetto ad un anno prima, portando la produzione totale nel primo semestre 2022 a toccare il nuovo record storico a quota 1.764t (1% in più del record precedente).

Non mancano le note negative, che rappresentano un ulteriore segnale di una congiuntura internazionale che rallenta. La singhiozzante domanda cinese è stata compensata da una maggior richiesta proveniente dall’India e dal Medio Oriente, ma la variazione su base annua della domanda di lingotti e barre a scopo di investimento è pesantemente negativa (-12%). La domanda del settore gioielleria cresce ma rimane sotto i livelli pre-pandemia. Se consideriamo l’intero primo semestre la variazione a 12 mesi diventa negativa. In calo anche la domanda del settore tecnologico, con un -2% su base annua nel secondo trimestre.

Spinte positive e negative agiscono in contemporanea sul lingotto: da un lato inflazione e dollaro forte portano le quotazione al ribasso; dall’altro l’incertezza sul futuro prossimo dell’economia mondiale esalta ancora la caratteristica di bene rifugio dell’oro.

Foto di PublicDomainPictures

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