FED: famiglie e imprese più solide ma rischio liquidità sui mercati

Il Financial Stability Report della FED mette in guardia dal rischio di liquidità sui mercati, specialmente in quello delle commodities. Rispetto al passato la situazione finanziaria di famiglie ed imprese è migliorata.

Inflazione, tassi di interesse, tensioni geopolitiche. Variabili potenzialmente foriere di rischi per la crescita economica ma anche per la stabilità dei sistemi finanziari. C’è di che preoccuparsi? Il Financial Stability Report pubblicato nei giorni scorsi dalla FED non lancia allarmi ma avverte che i mercati finanziari vivono un momento delicato e che la sorveglianza da parte delle autorità deve essere massima.

Un primo, importante, punto di partenza è quello sottolineato dalla vice governatrice della banca centrale, Lael Brainard, che nella lettera che accompagna il report FED ricorda come sia le famiglie che le imprese americane abbiano ridotto la loro esposizione creditizia in termini di percentuale sul PIL. Situazione, questa, che li rende meno fragili di fronte ad uno scenario di rialzo dei tassi, ed in controllo rispetto ai propri impegni finanziari. Da un lato gli interest coverage ratios per le grandi imprese rimangono su livelli superiori alla media storica; dall’altro lato il report osserva come l’aumento dei prestiti alle famiglie riguardi soprattutto soggetti con una storia creditizia significativamente positiva.

Si di rischi di crisi finanziaria bisogna parlare, allora, suggerisce la FED, bisogna concentrarsi sui mercati finanziaria, perchè qui potrebbe concretizzarsi una mancanza di liquidità in grado di destabilizzare il sistema. Secondo il report alcuni indicatori di liquidità del mercato – intesa come facilità di acquistare e vendere liberamente un assets finanziario – sono peggiorati dalla fine del 2021 ad oggi, in particolare per il mercato dei Treasury e per quello dei futures sugli indici azionari. Una mancanza di liquidità che si traduce in una maggiore difficoltà ad incrociare domanda ed offerta di strumenti finanziari, elemento che in fasi delicate come queste può amplificare la volatilità dei prezzi.

Il problema è particolarmente sentito sul fronte delle commodities. A livello finanziario la guerra in Ucraina ha colpito soprattutto in questo comparto, con alcune materie prime che hanno vissuto momenti di particolare difficoltà. Brainard sottolinea come le violente oscillazioni nei mercati dei derivati rappresentano una delle più serie minacce per il sistema, ed il canale di trasmissione è rappresentato dai margini che gli investitori devono garantire per investire in questi strumenti. Quanto accaduto ad inizio marzo ai prezzi dell’alluminio è la più nitida ed evidente dimostrazione di questo rischio.

Il Financial Stability Report torna poi a sottolineare un altro elemento di incertezza per i prossimi mesi: il mercato delle stablecoins. Queste monete digitali, il cui cambio è ancorato alle valute “fisiche”, hanno raggiunto un valore di mercato di 180 milioni di dollari nel marzo scorso. Di questo “malloppo” l’80% è gestito da solo tre emittenti. Per alcune di queste criptovalute, pur essendo convertibili in moneta fisica, ossia in dollari, il valore dipende da asset sottostanti caratterizzati da grande volatilità, che si amplia specie in momenti di incertezza sui mercati finanziari. Proprio la volatilità del sottostante, e la poca trasparenza aggiunge la FED, rappresentano un rischio di liquidità (il caso TerraUSD ne è la dimostrazione). Un rischio ancora più serio se si considera che le stablecoins vengono utilizzate come margine per operazioni su altre criptovalute, amplificando volatilità e rischio di cambio.

Foto di visionpics

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