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Pil mondiale: un futuro tra crescita ed economie sempre meno libere

Il PIL mondiale nel 2022 supererà la soglia record dei 100 trilioni di dollari, ma le proiezioni sui prossimi decenni ci dicono che quantità e qualità della ricchezza prodotta potrebbero non andare nella stessa direzione.

Nel suo World Economic League Table 2022 il CEBR – Centre for Economics and Business Research – ha aggiornato le sue previsioni di crescita per 191 paesi. Tra i dati del report confezionato dall’istituto inglese spicca la proiezione del PIL globale per il 2022. Per la prima volta nella storia, infatti, l’economia mondiale supererà la soglia dei 100 trilioni di dollari di ricchezza lorda prodotta. Un traguardo che sarà raggiunto con due anni di anticipo rispetto alle stime precedenti. L’accelerazione, spiegano dal CEBR, è diretta conseguenza del possente recupero attivatosi nella seconda metà del 2020. La tenuta di un tale ritmo, osserva Douglas McWilliams (deputy chairman del CEBR), dipenderà dalla capacità delle istituzioni fiscali e monetarie nel gestire un periodo, quello che stiamo vivendo, di inflazione sostenuta.

Provando ad osservare l’evoluzione del PIL mondiale su un orizzonte temporale più ampio, i dati del World Economic League Table ci suggeriscono interessanti “movimenti”. Nella classifica del G10 (le 10 più grandi economie del pianeta), la Cina scavalcherà gli USA, scalzandoli dal primo posto, nel 2030, vale a dire due anni più tardi rispetto alla precedente stima. In altre parole, la locomotiva cinese avrà un passo un po’ meno veloce di quanto si poteva intravedere a fine 2020. Attorno alla metà degli anni 30 entreranno tra le grandi potenze economiche mondiali la Russia e l’Indonesia, con la Germania pronta a scavalcare il Giappone e l’India ad issarsi sul terzo gradino del podio. Altro dato interessante: secondo l’elaborazione del CEBR gli effetti della Brexit dovrebbero svanire nel lungo periodo, con il Regno Unito visto crescere del 16% in più rispetto “all’unionista” Francia.

Se questi sono i numeri, senza alcun dubbio positivi, della quantità (PIL) dell’economia, il discorso in prospettiva si fa molto più incerto sul fronte della qualità della crescita economica. Partendo dalla definizione di free economy sviluppata dalla Heritage Foundation (curatrice dell’Index of Economic Freedom), vale a dire un’economia nella quale presenza governativa, mercato e legislazione consentono ad un individuo di lavorare, consumare ed investire liberamente. Partendo da qui, dicevamo, Björn van Roye e Tom Orlik di Bloomberg Economics hanno calcolato che, nel 2050, solo il 26% del PIL mondiale sarà realizzato in economie “libere”. Si tratta di un dato che merita attenzione, specie se pensiamo – ricordano gli autori dello studio – che nel 1990 la quota di PIL appannaggio delle free economies era del 66%. Certamente conta molto la possente ascesa della Cina (nel 2020 la percentuale di PIL globale delle free economies era scesa al 45%), ma i trend futuri indicati dal CEBR non lasciano indifferenti: l’India è al 121° posto nella classifica dell’Heritage Foundation, la Russia al 92°.

Foto di tama66

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