Alla ricerca di segnali di inflazione? Guardare al mercato degli affitti

Che l’inflazione inizi a fare sul serio e che la sua ipotizzata transitorietà sfumi giorno dopo giorno sembrano indicarlo anche i dati del mercato degli affitti.

Un recente rapporto di Hunter Housing Economics stima che negli USA, in questo 2021, siano in costruzione qualcosa come 100 mila nuove abitazioni unifamiliari destinate esclusivamente all’affitto. Un investimento complessivo da oltre 30 miliardi di dollari in un asset, quello degli affitti immobiliari, che stando ai calcoli Green Street, riportati dal Wall Street Journal, vale un rendimento medio lordo dell’8% annuo.

In un mercato immobiliare estremamente “tigth“, come dicono gli inglesi, con poca offerta e tantissima domanda, il ricorso all’affitto è una soluzione sempre più adottata; negli USA, come altrove. E come sempre accade, questa dinamica mostra i suoi effetti sui prezzi. Dai dati ufficiali dell’inflazione USA, diffusi settimana scorsa, si scopre che l’aumento dei prezzi degli affitti conta per 1/3 dell’aumento complessivo mensile dei prezzi al consumo. Nel mese di ottobre i canoni di locazione sono saliti dello 0.4%. Se tendenzialmente siamo ancora su percentuali inferiori rispetto ai livelli pre-pandemia, gli incrementi registrati per gli ultimi mesi non hanno pari nell’ultimo ventennio: un campanello d’allarme ed un’ulteriore riserva di carburante per l’inflazione.

E di numeri preoccupanti come questo, in giro, se ne trovano parecchi. Uno è riportato dalla rivista Politico, che recentemente si è occupata del tema: il The Apartment List annual National Rent Report ha registrato un aumento medio dei canoni del 16.4% nei primi 10 mesi del 2021. La media per lo stesso periodo nel triennio 2017-2019 era del 3.4%.

La Federal Reserve di New York nel suo sondaggio mensile sulle aspettative di inflazione annota: i consumatori intervistati si attendono un aumento dei costi di affitto nei prossimi 12 mesi pari al 10.1%, percentuale mai registrata nella storia del sondaggio dell’istituto newyorkese. La FED di Dallas, infine, proietta l’inflazione collegata ai costi di locazione nel 2023 ai livelli più alti da fine secolo scorso.

Potremmo continuare e citare anche i dati relativi ad altri mercati immobiliari di altre zone geografica. La conclusione non cambia: se si vuole capire quali siano le potenzialità del rialzo dei prezzi al consumo in atto, non si può non guardare con attenzione al mercato degli affitti, i cui costi sono persistenti (i canoni sono fissati per mesi o anni) ed incidono significativamente sulla propensione al consumo.

Foto di Foundry

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