Qualcosa si muove sotto la dura crosta della dottrina macroeconomica. E piccole crepe cominciano a segnare il terreno. Le teorie che hanno guidato il mondo per decenni stentano ad interpretare le veloci trasformazioni dell’attuale scenario economico. E’ il momento di applicare un rigoroso metodo scientifico anche all’economia?
David Card, Joshua Angrist e Guido Imbens sono nomi che ai più non diranno un granchè. Si tratta dei tre vincitori del premio Nobel per l’economia 2021. Gli accademici di Stoccolma hanno ritenuto particolarmente meritoria la loro attività nel campo dei cosiddetti “esperimenti naturali”. Se l’economia è una scienza, in estrema sintesi il filo logico seguito dai tre, allora deve applicare un metodo scientifico e questo significa che le teorie vanno verificate sul campo. In medicina, ad esempio, l’efficacia di un farmaco viene testata con una sorta di “esperimento naturale”. Ad un campione di popolazione viene fatto assumere il farmaco oggetto del test; ad un altro campione, del tutto simile per caratteristiche, viene somministrato un placebo (un finto farmaco, per dirla semplice). Comparando gli effetti del farmaco sui due gruppi si riesce a stabilire se è efficace, semplifichiamo, oppure no.
Card, Angrist e Inbens sono stati i primi a utilizzare questo metodo nel campo dell’economia. In particolare Card, assieme ad Alan Krueger, ha verificato l’effetto del salario minimo sui tassi di disoccupazione. Per farlo sono stati messi a confronto due campioni simili. Il primo gruppo composto da lavoratori di fast food nello stato della Pennsylvania, dove il salario minimo non aveva subito modifiche; il secondo gruppo sempre di lavoratori nei fast food, ma questa volta impiegati nello stato del New Jersey, dove il salario minimo era stato aumentato. Risultato: i tassi di disoccupazione per i lavori low-wage nei due stati non differivano. La teoria secondo la quale l’aumento del salario minimo riduce l’occupazione, tanto sbandierata in alcuni ambienti politici statunitensi, non è dimostrata dai fatti.
Il problema, spiegavano Card e Krueger nel loro lavoro del 2016, è che meno del 40% delle ricerche in campo economico sono accompagnate da valutazioni empiriche; e la maggior parte di queste è orientata a scovare dati che confermino la tesi, non ad effettuare un vero test in grado di verificare l’efficacia di quanto sostengono i modelli proposti. Non si tratta di stabilire un primato della pratica nei confronti della teoria, ma l’adozione di un rigoroso metodo scientifico in economia può rendere la materia meno politica – meno interpretabile – e di sicuro più utile all’umanità.
L’utilizzo di esperimenti naturali potrebbe risolvere discussioni che coinvolgono anche il centro nevralgico della politica monetaria. Sta facendo un certo rumore, per esempio, il paper pubblicato da Jeremy Rudd, nientemeno che un economista della FED, il quale mette in discussione il fatto che le aspettative di inflazione determinino il livello di inflazione attuale. La teoria secondo la quale le aspettative di prezzi più alti in futuro modificherebbe i comportamenti presenti di lavoratori e consumatori, non poggerebbe su basi solide e le evidenze empiriche confermerebbero i dubbi. Ma se le aspettative non hanno un ruolo cruciale sull’inflazione presente, allora il gran lavoro di monitoraggio che le banche centrali effettuano su di esse rischia di essere tempo sprecato, con l’ulteriore possibilità di prendere decisioni errate.
Prendiamo ad esempio i lavoratori, osserva Rudd, la teoria ci suggerisce che questi, di fronte ad aspettative di inflazione, chiederanno un salario più alto per difendersi dai futuri attesi rialzi dei prezzi. Salario più alto che equivale a costi più alti per l’azienda e che si trasforma in inflazione attuale (aumento dei prezzi) e minor occupazione. Ma la minor occupazione, continua Rudd, potrebbe essere semplicemente l’effetto di un ragionamento ancorato al presente da parte del lavoratore. Questo, di fronte ai prezzi già ora più alti, chiederà all’azienda un salario maggiore e nel caso non lo riesca ad ottenere riterrà opportuno licenziarsi per trovare un lavoro con uno stipendio più alto. In questo ragionamento le aspettative non hanno nessun tipo di effetto.
In un momento storico nel quale l’economia mondiale sta navigando in territori del tutto inesplorati, l’adozione di un rigoroso metodo scientifico appare come un’ancora di salvezza che, unita alla sempre maggior disponibilità di dati in tempo reale, può modificare la macroeconomia per come la conosciamo.
Foto di Konstantin Kolosov