Le economie asiatiche, esempio di resilienza nella prima parte della pandemia, rischiano di sbattere contro la variante Delta, con stime di crescita in peggioramento.
Riavvolgendo il nastro della storia degli ultimi mesi e tornando ad inizio autunno dell’anno scorso, ci troveremmo di fronte ad una delle poche certezze macroeconomiche di quel momento: la resilienza delle economie asiatiche alla pandemia.
Ne parlavano i giornali e lo scrivevamo, ben più modestamente, anche in questo blog. La Cina ripartiva dopo le misure stringenti adottate per fermare i contagi, paesi come Singapore ed il Vietnam venivano guardati con stupore per le loro statistiche sui contagi e sulle vittime.
Ad un anno di distanza le cose sembrano essere cambiate, e molto. Ce lo ricorda la World Bank nel suo ultimo outlook rilasciato pochi giorni fa. Le economie asiatiche, avverte l’istituto con sede a Washington, stanno soffrendo in maniera considerevole la diffusione della variante Delta del virus SARS-COV2 e la parallela lentezza della campagna di vaccinazione. Traducendo in numeri, se nel complesso le stime di crescita dell’area sono state migliorate rispetto ad aprile dal +7.1% al +7.5%, escludendo la Cina le altre economie asiatiche cresceranno nel 2021 del 2.5%, praticamente la metà di quanto stimato nello scorso mese di aprile. Una minor crescita che significa anche, continua la World Bank, un aumento delle disuguaglianze sociali. Nel 2021 il numero di persone sotto la soglia di povertà in questa regione potrebbe salire di altre 24 milioni di unità.
Numeri e considerazioni che trovano conferma nei calcoli dell’Asia Development Bank. Anche in questo caso le stime di crescita dell’area sono state sensibilmente tagliate, con i paesi del sud est asiatico fra i più penalizzati (da +4.4% a +3.1%).
E sono i numeri delle vaccinazioni a spiegare una parte di quello che sta succedendo. Sempre la World Bank ci ricorda che alla fine di agosto la percentuale di popolazione vaccinata nell’area asiatica superava di poco il 30%. Per capirci, negli USA la percentuale è al 52%, in Europa al 58%. Con l’attuale ritmo di vaccinazione solo il 60% della popolazione dell’area asiatica sarà vaccinato entro la metà del 2022. Nel frattempo riaperture e chiusure continueranno a fiaccare la produzione, aumentare i costi e rendere, alla fine, meno appetibili le importazioni da quei paesi. Un problema non da poco che, se aggiunto ai costi delle materie prime, a quelli delle spedizioni e – da ultimo – alla carenza di energia (problema emergente specie in Cina), rischia di minare uno dei grandi vantaggi competitivi del sud est asiatico, e non solo nel breve periodo.
Foto di Tri Le