Un recente studio conferma la tendenza dell’inflazione a mantenersi bassa nel periodo successivo ad una pandemia, ma questa volta la storia potrebbe essere differente.
Ancora lei, l’inflazione. Visto il periodo potremmo definirla un tormentone, ma le sue vicissitudini hanno un così stretto rapporto con le prospettive della crescita economica globale che, come un “Despacito” qualsiasi, diventa impossibile eluderla.
Non sono solo i dati ufficiali, ma è l’esperienza quotidiana a confermarci che i prezzi dei beni che acquistiamo sono aumentati rispetto a qualche mese fa. E, inoltre, non sta passando inosservato il fatto che, nelle comunicazioni dei risultati trimestrali delle società quotate, sono sempre più frequenti gli annunci di ritocchi all’insù dei prezzi (ne parlava settimana scorsa il WSJ). Tra gli economisti le opinioni continuano a divergere. C’è chi sostiene che la reflazione a cui stiamo assistendo si concluderà entro i primi mesi del 2022, e chi vede nel comportamento dei prezzi qualcosa di più corposo, meno temporaneo e quindi più insidioso per le sorti del ciclo economico post-pandemico.
Già scomodata qualche mese fa, torniamo a rivolgere lo sguardo alla storia per cercare di capirci qualcosa in più. L’aiuto arriva da un prezioso studio confezionato da Dennis Bonam e Andra Isabela Smădu, economisti della Banca Centrale d’Olanda. Nel loro “The long-run effects of pandemics on inflation: Why this time may be different” i due ricercatori hanno provato a rimettere in fila la storia dei prezzi al consumo all’indomani delle principali pandemie verificatesi in Europa dal 14° secolo in poi.
La prima conclusione del lavoro di Bonam e Smădu è in linea con altre ricerche di cui abbiamo avuto modo di parlare su questo blog. Le pandemie, in generale, causano per almeno un decennio dopo la loro scomparsa, una situazione di inflazione sotto il trend di lungo periodo. Una bassa inflazione che altro non è se non un sinonimo di bassa domanda aggregata, ossia bassi consumi e scarsi investimenti. L’economia subisce colpi alla propria organizzazione che vengono riassorbiti in tempi lunghi; inoltre un massiccio “scarring effect” smorza i consumi ed aumenta la propensione al risparmio.
Detta così potremmo quindi archiviare il balzo dei prezzi a cui stiamo assistendo in questi mesi come fenomeno temporaneo e tornare ad immaginare un futuro di tassi zero o negativi. Le cose non sono però così semplici e possiamo tranquillamente dire che, al momento, tutte le ipotesi restano in piedi: un ritorno dell’inflazione, un periodo di bassa inflazione, esperienze di deflazione. Tutto resta lì, possibile.
Bonam e Smădu ricordano che mai nella storia si è avuta una reazione così massiccia, coordinata e veloce da parte delle autorità monetarie e fiscali. Mai nella storia l’innovazione tecnologica ha saputo in tempi così rapidi rispondere alle sfide che una pandemia presentava: la chiusura dei negozi sostituita dagli ecommerce; gli uffici chiusi compensati dalla diffusione del lavoro da casa; il rilascio in meno di 12 mesi di vaccini in grado di contrastare la malattia. Si tratta di elementi che possono drasticamente ridurre lo shock su domanda ed offerta causato dalle pandemie e, di conseguenza, cambiare anche il trend inflattivo.
Ma le stesse argomentazioni utilizzate per spiegare che questa volta la traiettoria dei prezzi nel dopo pandemia potrebbe essere differente, può essere usata anche per sostenere il contrario. Mai nella storia si è usciti da una politica fiscale e monetaria di tali dimensioni e nessuno sa esattamente quali conseguenze possano esserci; l’innovazione, laddove manca, crea disparità e spinge le disuguaglianze sociali; il lavoro a distanza rimane un’incognita e non ci sono segnali univoci dei suoi effetti sulla produttività; la distribuzione tremendamente disomogenea dei vaccini rende lungo il percorso per il raggiungimento di una sorta di “immunità di gregge” globale, con le varianti a minacciare la ripresa economica.
Siamo forse di fronte ad uno dei pochi casi nei quali il ricorso alla storia, della pandemia e dell’inflazione nel nostro caso, ci sono di poco aiuto e le domande, al momento, rimangono senza risposta certa.
Foto di Gerhard G.