I green bond continuano ad essere uno degli argomenti più caldi sotto il cielo della finanza sostenibile. Sia per il loro indiscutibile successo, sia per le loro altrettanto evidenti criticità. Anche per questo un rating chiaro e semplice per i green bond è sempre più necessario.
Nelle scorse settimane abbiamo avuto modo di parlare dei numeri del fenomeno green bond e di come nel 2021 l’intero comparto dellla finanza sostenibile possa toccare nuovi record di raccolta di capitali. L’outlook della SEB parla di cifre attorno al trilione di dollari; tanti soldi, che arriveranno nel sistema economico con l’intento di renderlo più sostenibile dal punto di vista ambientale e sociale. Una parte in prestiti ed una in emissioni obbligazionarie che assumeranno la forma di green bond, sustainability bond o sustainability-link bond.
Attualmente la forma più convincente ed allo stesso tempo la più intelligibile per l’investitore retail è sicuramente quella dei sustainability-link bond. Obbligazioni che esplicitano dei target da raggiungere nel tempo e li sintetizzano in un numero.
Riassumere tutto in un indice sintetico, in una forma di rating globalmente riconosciuto, è la grande sfida che attende le emissioni green nei prossimi anni.
Un’interessante proposta in tal senso arriva dalla BIS (Bank for International Settlements). Nel recente paper dal titolo: “Green bonds and carbon emissions: Exploring the case for a rating system at the firm level“, Torsten Ehlers, Benoit Mojon, Frank Packer e Luiz A. Pereira da Silva propongono tre semplici criteri per realizzare un sistema di rating dei green bond: utilizzo di dati su base aziendale e non di singolo progetto, focalizzazione sui settori con le maggiori quantità di emissione di CO2, utilizzo di dati facilmente accessibili per la sua realizzazione.
Tre concetti che vengono esemplificati dagli autori in un indicatore, quello della “carbon intensity”, vale a dire del rapporto tra le emissioni di anidride carbonica ed i ricavi dell’azienda. A parità di questi ultimi le società che emettono meno emissioni sono da ritenersi più efficienti. Un concetto semplice che permetterebbe ad un investitore di confrontare rapidamente il profilo ambientale di due o più società. L’adozione di un sistema di rating di questo tipo renderebbe molto più semplice la lettura dell’attuale mercato delle emissioni green. I dati raccolti dai ricercatori della BIS, infatti, ci dicono che la percentuale di società emittenti green bond con un rapporto di carbon intensity superiore a 100 tonnellate di CO2 per milione di dollari di ricavi è superiore, o al massimo uguale, a quella delle società emittenti bond “normali”.
Non è una sorpresa e abbiamo già avuto modo di parlarne qui. Ma risulta evidente come un semplice numero, la carbon intensity in questo caso, sintetizzi al meglio la questione e consenta all’investitore di fare la scelta più appropriata.
Foto di Michal Belšán