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Compagnie aeree e Covid-19. Un po’ di dati per capire la situazione

La pandemia ha colpito duro il settore dei trasporti e le compagnie aeree sono in prima linea tra le “vittime economiche” del covid-19. Un dato, da solo, da l’idea di quanto successo. In Europa il numero dei viaggiatori è passato dal 5 milioni a 50 mila unità. La IATA avverte che il ritorno ad una parvenza di normalità sarà tortuoso. Per il 2020 potrà considerarsi positivo un ritorno al 50/60% dei livelli pre-crisi.

Molti investitori si stanno chiedendo in queste settimane se ci sia qualche opportunità. Le quotazioni delle compagnie aeree, sotto l’infuriare del covid-19, sono letteralmente precipitate, con la sola Cathay Pacific a perdere meno del 25%.

I problemi per il comparto aereo sono sostanzialmente due. La durata della di chiusura delle frontiere ed il successivo comportamento dei viaggiatori. Se sulla prima qualche minima certezza la si può anche avere, sul secondo aspetto ogni compagnia naviga a vista. Il CEO di Delta, ad esempio, ritiene che ci vorranno almeno 3 anni per poter tornare a livelli sostenibili.

Non è passato inosservato nemmeno la reazione di Warren Buffet, che ha alleggerito le sue partecipazione sul settore (Delta su tutte). E’ il segno evidente che la profittabilità del settore non sarà semplice da recuperare.

Ipotizzando una chiusura delle frontiere per 3 mesi, i profitti del 2020 scenderebbero del 68% (dato leggermente mitigato dalla continuazione del servizio cargo), con un calo della domanda del 38%.

L’organizzazione internazionale delle compagnie aeree, la IATA, ha calcolato che l’unità di misura degli introiti aerei, il revenue passenger kilometres, a gennaio del 2020 era salito solo del 2,4%, il peggior incremento su base annua dall’aprile del 2010. Sempre dai dati di gennaio si evidenziava come il rapporto tra posti disponibili e chilometri percorsi era aumentata dell’1.7%, sempre su base annua. Erano i primi segnali di una crisi che ora si è fatta drammatica; basta considerare che, sul totale del traffico passeggeri, le aree dell’Asia/Pacifico, Europa e Nord America rappresentano oltre il 60%

Non va meglio per il settore cargo. Sempre i dati IATA ci danno il quadro a marzo 2020. L’unità di misura è in questo caso il cargo tonne kilometres (CTKs), crollato del 15,2% rispetto al marzo del 2019. Un minor numero di voli ha ridotto notevolmente anche la capacità di trasporto, giù del 22%; perdita ridotta dalla “riconversione” di alcuni aerei passeggero a trasporto merci.

Il problema dei problemi per le compagnie aeree è la liquidità. Occorre sempre ricordare che il settore ha una struttura di costi difficilmente comprimibile. Ben il 49% dei costi di esercizio di una compagnia aerea sono fissi. Vuol dire, in parole povere, che queste spese sono presenti sia che si voli, sia che si tengano a terra – come sta succedendo – il 95% degli aerei.

L’altro problema è la questione dei rimborsi. Molti viaggi prenotati per la prima parte del 2020 (ma molto probabilmente anche oltre) non saranno mai effettuati. Questo pone le compagnie di fronte alla necessità di approntare un piano di ristoro dei clienti e questo richiede altra liquidità.

Non stupisce quindi che i principali vettori internazionali abbiano bussato alle porte di chi, in questo frangente, sembra molto disponibile a fornire denaro a basso costo. Così, da inizio crisi 85 miliardi di dollari sono stati iniettati nelle casse a rischio prosciugamento.

CompagniaQuota di mercatoAiuti ricevuti (miliardi di dollari)
Delta38,50%12
SouthWest28,50%6
United23,30%9,5
Rayanair16,10%0
American15,40%10,5
China (2)29,70%0
International14,40%1,56
Lufthansa12,10%10
Singapore8,60%8,8
Catay7%2,6
Dati: IATA/Bloomberg – 2019 – 2020

Tra i mugugni di chi, in fatto di cassa, non se la passa male. E’ il caso di Ryanair. Il vettore low cost irlandese, stando ai calcoli effettuati da Bank of America, ha liquidità sufficiente per far fronte per quasi due volte al rimborso totale di tutti i biglietti venduti per il 2020. Quello che preoccupa Rayanair è che gli aiuti di stato si trasformino in prezzi di stato, esageratamente bassi per fare concorrenza sulle rotte solitamente batture dal vettore irlandese.

Tornando però al quesito iniziale. Che opportunità ci sono per l’investitore in questo momento? La risposta più veloce sarebbe nessuna. Ma andando a spulciare qualche dato sulla situazione di cassa scopriamo qualcosa che potrebbe essere interessante. Il già citato reporto di BofA ci dice che alcune compagnie sono dotate di una liquidità piuttosto corposa. I dati si riferiscono alle compagnie europee e la classifica stilata dalla banca americana assegna il podio a Wizz Air, Turkish Airlines e Ryanair. C’è di più, Wizz Air in queste settimane starebbe contrattando l’acquisto di nuovi slot all’aereoporto internazionale Heatrow di Londra, a scapito di International.

Più complicata la situazione negli USA, con American Airlines (già pesantemente indebitata) che perde circa 50 milioni di dollari al giorno, Southwest 30 milioni al giorno. Delta rimane la realtà più solida.

Per le compagnie aeree il covid-19 potrebbe segnare uno spartiacque tra un periodo di proliferazione dei vettori ed uno di aggregazione. Le compagnie low cost con maggiore liquidità potrebbero approfittare della situazione per mettere le mani su nuove fette di mercato, sempre che l’intervento dello stato – che c’è e ci sarà, forte – non crei distorsioni sui prezzi. Anche tra i big è facile ipotizzare future fusioni ma niente potrà essere messo in piedi fino a che non ci sarà una visione chiara di quando si tornerà verso una timida normalità.

Foto di Danilo Bueno

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