Per il commercio internazionale i tempi della ripresa potrebbero essere lunghi. Un recente rapporto del WTO prevede un calo dei volumi tra il 13 ed il 32% per il 2020, con una ripresa l’anno prossimo. Ma alcuni indicatori viaggiano di molto al di sotto delle loro medie storiche.
Il recente Trade Forecast della World Trade Organization stima che nel 2020 il commercio internazionale potrebbe subire un calo compreso nella forbice tra il 13% ed il 32%. Nel 2021 la situazione dovrebbe tendere a migliorare, con recuperi nell’ordine del 20%, ma tutto dipenderà dalla durata della pandemia e dalle risposte di politica economica che i vari paesi avranno saputo dare. Nord America ed Asia sono le regioni che rischiano di subire i danni maggiori ma, sottolinea il WTO, i cali saranno a due cifre un po’ in tutto il globo.
Sulla velocità di recupero del commercio internazionale dubitano anche gli analisti di Bloomberg che, attraverso il loro Trade Tracker, sottolineano come molti indicatori solitamente utilizzati per testare il grado di salute degli scambi internazionali, viaggino attualmente su valori ampiamente al di sotto delle medie storiche.
Del resto basta consultare gli ultimi dati disponibili del JP Morgan global PMI per capire in quale situazione ci troviamo. A marzo gli ordini verso l’estero del manifatturiero sono scivolati a 43, ben al di sotto di 50 (spartiacque tra espansione e contrazione); quelli dei servizi verso estero hanno toccato quota 35.
Un recente sondaggio Tradeshift, riportato nel blog del World Economic Forum, ricorda come a metà febbraio la Cina ha sofferto un calo degli scambi, sia interni che internazionali, del 56%. USA, Europa e UK hanno visto gli scambi scendere del 26% a marzo e di un ulteriore 17% ad aprile. I ritardi accumulati nelle spedizioni si stanno via via smaltendo e questo genera volumi, ma l’assenza di nuovi ordini avrà ripercussioni sulle statistiche dei prossimi mesi.
La situazione è talmente complessa che un riferimento importante come il DHL Trade Barometer di primavera non è stato pubblicato. L’ufficio studi del vettore tedesco ha preferito attendere ulteriori dati prima di rilasciare l’aggiornamento, dando così appuntamento all’autunno prossimo.
Ma i tempi non sono l’unica incognita che grava sul commercio internazionale e sulla sua ripresa nel dopo covid-19. Molti equilibri potrebbero cambiare, complici le dimamiche del mercato valutario ed un rischio, sempre presente, di nuove ondate protezionistiche. Un primo esempio piuttosto interessante viene dal Brasile e riguarda le esportazioni di soia. Cresciute in questi mesi sino a raggiungere livelli record, le esportazioni di soia brasiliana sono sospinte dal cambio favorevole e da un particolare appetito da parte cinese (le esportazioni verso la Cina sono salite del 28% nei primi mesi del 2020). Una situazione che potrebbe creare non pochi grattacapi ai produttori americani, mettendo anche a rischio una parte degli accordi sulla fase 1 del negoziato USA e Cina.
Foto di Jarosław Bialik