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Banche centrali: Australia ferma, Malaysia taglia

Ancora riunioni di banche centrali, con l’Australia che mantiene i tassi fermi e la Malaysia che taglia il riferimento portandolo ai minimi dal 2009. Crollo delle vendite al dettaglio per Singapore e Hong Kong. Negli USA ISM non manifatturiero per la prima volta in zona contrazione dal 2009. Questo ed altro nella K Briefing di oggi.

Banche centrali: Australia ferma, Malaysia taglia. La banca centrale australiana lascia i tassi invariati e comunica che rimarranno bassi fino a che non ci saranno segnali di evidente ripresa. Segnali che per il momento non sono alle viste, tanto che l’RBA prevede un PIL in contrazione del 10% nel 1° trimestre 2020 e del 6% per tutto l’anno. Disoccupazione che dovrebbe salire al 10% per poi scendere attorno al 7%, livello che manterrà almeno per tutto il 2021. La banca centrale ha nel frattempo già acquistato 50.7 miliardi di dollari australiani attraverso il QE ed è pronta ad aumentarne la portata. In Malesia, invece, la banca centrale procede con un taglio di 50 punti base, portando i tassi ai minimi dal 2009 (2%). I pessimi dati PMI di ieri confermano il momento delicato dell’economia del paese asiatico, difficoltà che dureranno almeno per tutto il primo semestre, ha commentato la banca, con bassa pressione inflazionistica per tutto il 2020.

Singapore e Hong Kong, vendite al dettaglio crollate in marzo. Le vendite al dettaglio di marzo a Singapore scendono del 13.3%, un calo che non si vedeva dal 1998. Si tratta anche del 14° mese consecutivo con il segno meno, una debolezza preesistente sulla quale si è abbattutta la pandemia. A crescere sono soltanto i prezzi dei prodotti hi-tech e dei supermercati. Ancora più preoccupante la situazione di Hong Kong, dopo il pessimo dato sul PIL, arriva un -42% nelle vendite al dettaglio di marzo.

Brasile, si appesantisce il quadro economico. La produzione industriale brasiliana scende a marzo del 9% su base mensile e del 3.8% su base annuale, tutti dati peggiori rispetto alle attese degli analisti. Si tratta del peggior dato mensile dal 2018 che va ad interrompere la buona intonazione dei primi due mesi dell’anno. Cala anche l’inflazione che a livello mensile fa -0.3% ad aprile.

UK, PMI di aprile confermati in ulteriore flessione. Ad aprile l’indice PMI del settore privato tocca quota 13.8, il dato è leggermente più alto della stima preliminare ma rappresenta pur sempre un minimo record. Minimo che viene segnato anche dal PMI servizi, a quota 13.4, con l’unica indicazione positiva che arriva dalle aspettative, in leggera ripresa rispetto a marzo.

USA, ISM non manifatturiero ai minimi dal 2009. L’indice ISM del settore non manifatturiero scende a quota 41.8 ad Aprile, segnando il peggior dato dal 2009. Di più, l’indice entra in zona contrazione per la prima volta dal dicembre del 2009. Gli intervistati rimangono incerti sui tempi della pandemia e del recupero di una situazione di normalità. L’indice PMI di IHS Markit si fissa ad aprile a quota 26.7, con il composite a 27; entrambe i dati sono sotto le aspettative del mercato.

USA, IBD/TIPP Economic Optimism Index. Rimane in territorio negativo (sotto 50) per il secondo mese consecutivo ma torna a crescere. L’indice che misura l’ottimismo sul futuro dell’economia americana segna a maggio 49.7 da 47.8

Foto di Pexels

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