Indici PMI di marzo. I numeri della gelata. Crollano i servizi, nuvole nere sull’occupazione.

Le stime degli indici PMI di marzo sono un vero e proprio bollettino di guerra. Scende ai minimi storici la componente legata alle aspettative, crisi nera per il settore servizi e segnali molto poco rassicuranti sul fronte dell’occupazione. Questo ed altro nella K Briefing di oggi.

Indici PMI di marzo, i primi numeri della gelata. Il sondaggio dei direttori d’acquisto assume un carattere particolare per il mese di marzo. Si tratta, infatti, del primo indicatore in grado di dare un ordine di grandezza della gelata macro che dilagherà tra le economie mondiali nella prima parte del 2020. Il tonfo è vistoso con il cedimento verticale del settore dei servizi ed una tenuta del comparto manifatturiero; ma quest’ultimo dato dipende dai tempi e dalle modalità con le quali la catena di distribuzione si è inceppata e non da una reale resistenza del settore all’ondata recessiva.

L’indice PMI composite relativo all’Eurozona scende a quota 31.4, il minimo storico, con il settore servizi crollato a 28. La manifattura scende al ritmo più alto da 7 anni a questa parte, ma si ferma un po’ sopra le attese del mercato a 44.8. Nel settore servizi, per avere un’idea di cosa ci attende, la componente legata all’occupazione crolla ad un ritmo che non si vedeva dal 2009. Scende in maniera robusta anche l’aspettativa di inflazione e, altro elemento utile per disegnare un primo quadro, va ai minimi storici l’aspettativa sull’economia nei prossimi mesi.

Tra i singoli paesi, durissimo il dato PMI servizi della Francia, che tocca quota 29, segnando il nuovo minimo storico (la serie parte dal 1998). Idem in Germania con l’indicatore che segna il minimo storico a 34.5

In Gran Bretagna, con gli indici PMI di marzo ampiamente in ritirata, arriva anche il dato CBI sugli ordinativi all’industria che scende a marzo a -29. Anche in questo caso è interessante il dato sulle aspettative. L’indice degli ordini attesi nei prossimi tre mesi scende di 28 punti a marzo e si porta a -20, un livello che non si registrava dalla crisi finanziaria del 2008.

USA, PMI e PhillyFed non manifatturiero. L’indice IHS Markit di marzo segna rosso profondo anche per gli USA. Il settore servizi cala a 39,1, nuovo minimo storico. Male la componente occupazione. Ma male soprattutto le aspettative, che segnano il minimo storico. In calo anche il PMI manifatturiero che scende meno rapidamente di quanto atteso, è distorto dall’interpretazione del dato sui tempi di spedizione e riporta il peggior dato della seria storica per quel che riguarda le aspettative. La percezione della situazione attuale torna ai livelli della crisi finanziaria.

Il Philly Fed sulle attività non manifatturiere scende ai livelli di marzo 2011. Dal 36,1 a -12,8. Il sottoindice dei ricavi cala da 39.8 a -4.9. Il 20% delle aziende intervistate riporta un calo degli occupati, il dato è superiore alla percentuale di aziende che segna un aumento degli occupati (19%). Occupazione stabile per il 59% delle aziende intervistate. Per quel che riguarda le aspettative, il 45% delle aziende si attende un peggioramento dell’outlook, il mese precedente era solo il 10%.

Brasile, fiducia consumatori. L’indice FGV scende a marzo a quota 80, da 87.8. Nel paese carioca la domanda interna non sembra essere stata in forma nemmeno nel pre-covid. Le vendite al dettaglio di gennaio segnano un -1% su base mensile, si tratta nel peggior dato dal dicembre del 2018. Su base annua il saldo è un +1.3%, in calo dal +2.5% precedente e ben al di sotto delle attese del mercato.

Nuove stime. Morgan Stanley prevede che il PIL USA possa scendere nel secondo trimestre del 2020 del 30% annualizzato, con la disoccupazione al 12,8%. Bloomberg Economics stima il PIL mondiale della prima metà 2020 in contrazione di due punti percentuali. Contrazione che nell’eurozona potrebbe toccare soglie mai registrate nella storia della moneta unica. Per l’eurozona, Goldman Sachs stima il tonfo della crescita nel 2° trimestre in 11 punti percentuali in meno rispetto al 2° trimestre del 2018.

Lo sforzo della politica monetaria. In un numero: 40 interventi di taglio dei tassi nel giro di una settimana.

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