Il PIL tedesco rialza la testa, per ora

Un segno più, striminzito finchè si vuole ma pur sempre positivo. Ci si aggrappa ai decimali, anche nelle lande teutoniche. Il dato sul PIL tedesco, la stima preliminare del terzo trimestre, indica una crescita dello 0,1%. La recessione tecnica per ora può attendere. Oggi sono arrivati anche dati (in chiaroscuro) sull’inflazione europea e sui consumi inglesi. Di questo ed altro parliamo nel K Briefing di oggi.

USA, dati occupazione e prezzi alla produzione. I jobless claims settimanali salgono a 225mila unità (14mila in più della settimana precedente), il dato più alto da fine giugno (Dato molto volatile, però. Da prendere con le pinze). Allo stesso tempo i prezzi alla produzione rimbalzano ad ottobre di un +0.4% su base mensile e dell’1.1% su base annua, dati leggermente superiori alle attese che non fanno però prevedere un aumento della pressione sui prezzi al consumo.

Germania lotta. Il PIL tedesco del terzo trimestre cresce dello 0.1%, battendo le attese e portando il dato tendenziale all’1%. Recessione tecnica evitata (il trimestre precedente aveva fatto segnare un segno meno) ma secondo alcuni analisti il 2020 potrebbe essere ancora in rallentamento. Per Andrew Kenningham di Capital Economics il quarto trimestre potrebbe presentarsi con il segno meno.

Cina, dati macro ancora negativi. Nuovo calo della produzione industriale ad ottobre. Il dato su base annua segna un aumento del 4.7% contro il 5.8% della precedente lettura e le attese di un aumento del 5.8%. In calo, nello stesso periodo, le vendite al dettaglio mentre la disoccupazione varia di un decimale, sostanzialmente stabile attorno al 5%.

PIL Giappone giù. Rallenta la crescita giapponese, il terzo quarto si chiude con un modesto +0.1%, sotto le attese (+0.2%) e sotto al risultato del trimestre precedente (+0.4%).

UK, vedite al dettaglio sotto attese. Nel mese di ottobre le vendite al dettaglio nel Regno Unito sono scese dello 0.1%. Rispetto all’anno precedente l’aumento è del 3,1%, sotto le attese ma stabile rispetto alla rilevazione precedente. Si tratta del terzo calo mensile consecutivo (a livello di consumi totali), non accadeva dal 2017. Senza le spese per il carburante la diminuzione sale allo 0.3%. Ottobre è stato il mese del tira e molla sulla Brexit, l’incertezza ha certamente influito sui consumi inglesi. Il dato fa il paio con la rilevazione sull’inflazione, scivolata ai livelli più bassi da 3 anni a questa parte e quelli, parimenti in calo, su occupazione e produzione industriale. La BoE stringe i denti per attendere cosa accadrà con la Brexit, ma un allentamento dei tassi sembra oramai inevitabile.

Inflazione? Dove? I dati sull’inflazione in Francia e Spagna non segnalano grossi movimenti dei prezzi. Tutto in linea con le attese, con il solo dato spagnolo ad evidenziare, su base mensile, un po’ di dinamismo.

Ed ancora, consumatori USA, fiducia vacillante? Trimestrali USA, il riassunto quasi definitivo. Spunti tecnici sul FTSE 100.

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Sud Africa. Torna a crescere l’attività estrattiva in Sud Africa. Il dato mensile di settembre indica un aumento dello 0.2% contro attese di contrazione di oltre 2 punti percentuali. Ancora negativa la produzione di oro, il dato però è meno pesante della rilevazione precedente.

Petrolio. Dati USA a doppia faccia per il greggio. Da un lato scendono le importazioni ma dall’altro lato scendono anche le scorte di petrolio. Il calo delle scorte dovrebbe dare speranza, anche se momentanea, ai prezzi WTI, oltre ad indicare una maggiore richiesta di gas e distillati del petrolio dell’economia USA.

Trimestrali USA, le reazioni dei prezzi sottostimano i risultati negativi

Analizzando i dat FactSet quando oramai il 90% delle società dello S&P500 hanno comunicato i dati trimestrali, si scoprono alcune informazioni interessanti. Il 75% ha riportato un dato di EPS superiore alla media attesa. Mediamente negli ultimi 5 anni a farlo era il 72% delle società. La reazione del prezzo all’annuncio di utili sopra le attese è stata, mediamente, di un +2.3% nel periodo compreso tra i due giorni precedenti e successivi l’annuncio. Un dato superiore alla media degli ultimi 5 anni (+1%). Le attese sul quarto trimestre sono però negative. Il 72% delle società ha dichiarato attese di utili inferiori alle aspettative. La media negli ultimi 5 anni era del 70%. Annunci negativi che però hanno trovato gli investitori indulgenti. La variazione di prezzo nell’intervallo compreso tra i due giorni precedenti e i due giorni successivi è stato del -1,8%, contro la media a 5 anni del -2,6%.

In definitiva i dati delle trimestrali sono andati molto meglio di quanto ci si attendeva, rimangono dubbi sul quarto trimestre ma l’impressione è che gli investitori considerino al momento una situazione transitoria.

Consumatori USA col fiatone?

Stanto alla lettura del Bloomberg Consumer Comfort Index la fiducia dei consumatori americani comincia a mostrare segni di logoramento. L’indice scende a 58, il dato più basso da 9 mesi. Calano sia le prospettive di reddito, sia la propensione alla spesa, sia le attese sull’economia americana. Il sondaggio dimostra come una parte di popolazione, con redditi medio-bassi, cominci a mostrare segni di insofferenza. I consumi hanno fino a questo momento salvato l’economia americana da un rallentamento più corposo.

FTSE 100. In bilico sulle medie mobili

L’analisi tecnina dello FTSE 100 indica una situazione potenzialmente positiva nel breve periodo, incerta nel medio. L’indice si appoggia sulle medie a 60 e 200 giorni, cercando un supporto per poter testare area 7700 punti. RSI attorno a 50 allontana rischi di ipercomprato. In caso di bucatura delle media al ribasso, primo target a 7060, poi più giù fino a 6900. Se il supporto dovesse tenere il primo target sono i 7400 punti, successivamente la zona dei 7700. L’andamento sembra piuttosto lateralizzato,

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Foto di O12

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