Dalle analisi dei flussi in entrata sugli ETF quotati a Wall Street emerge un ritorno al rischio da parte degli investitori, spinti dal rally di inizio anno.
Stando a quanto riportato dal sito specializzato etf.com, in febbraio gli investitori hanno fatto affluire 22 miliardi di dollari sul comparto degli etf quotati a Wall Street, portando a 3,75 trilioni di dollari il patrimonio complessivo degli strumenti di replica.
13 miliardi di dollari sono andati a creare nuove quote di etf sull’azionario, in particolare sullo S&P500. Dopo aver galoppato per tutto il 2018, rallentano gli afflussi sugli etf dedicati ai mercati emergenti mentre movimenti interessanti si registrano anche sul settore del reddito fisso: rimane alto l’appetito sugli obbligazionari con un turnover tra titoli a breve termine e titoli a lungo.
L’inflazione, tutto sommato sotto controllo, fa perdere appeal alle commodities che subiscono un’emorragia, a febbraio, di oltre un 1 miliardo di dollari. Cala l’interesse anche per gli strumenti a leva.
Valutando la situazione rispetto al febbraio del 2018 lo scenario appare molto più nitido. Gli etf azionari hanno perso capitali per oltre 11 miliardi di dollari mentre il comparto obbligazionario ha registrato afflussi per oltre 18 miliardi di dollari.
Dopo lo spauracchio di fine 2018, ed un riequilibrio dei portafogli a favore del reddito fisso, sembra riaccendersi la voglia di rischio degli investitori che, dopo essersi rifugiati negli emergenti, sono tornati ad acquistare anche l’azionario a stelle e strisce. In realtà pare che la scommessa stia tutta sulla positiva soluzione della crisi tra USA e Cina. L’idea alla base è che una normalizzazione dei rapporti commerciali con il gigante rosso possa puntellare un’economia, quella americana, che continua a sostenersi su buoni consumi interni ed un mercato del lavoro stabile.