Le domande improvvise: cos’è l’unione bancaria europea?

Nelle ultime settimane i riflettori dell’opinione pubblica sono stati puntati su due istituti bancari italiani: la banca CARIGE e la MPS. In entrambe i casi si è parlato di BCE e di vigilanza europea, un meccanismo che è parte fondante dell’unione bancaria europea.

Ma cos’è l’unione bancaria europea e com’è strutturata la vigilanza sugli istituti bancari dei paesi membri?

L’unione bancaria europea ha come obiettivo quello di rendere omogenea la normativa bancaria in tutti i paesi membri dell’unione monetaria. Una normativa omogenea rappresenta un importante elemento di stabilità e di sicurezza per tutto il sistema finanziario europeo. Non è un caso che l’accelerazione verso l’unione bancaria sia stata impressa dai postumi della crisi finanziaria del 2008. In quel caso i sistemi bancari dei paesi membri più fragili vennero travolti e finirono per contagiare, vista la presenza di una moneta unica, anche altri paesi dell’Unione.

La normativa omogenea è costituita da un insieme di regole relative ai requisiti patrimoniali che gli istituti devono possedere, dalle procedure da attuare in caso di dissesto e dall’armonizzazione della normativa sulla garanzia dei depositi. A sovrintendere alla gestione di questo corpo normativo è l’ABE, (autorità bancaria europea o EBA in inglese), famosa soprattutto per essere l’istituto che conduce i famosi stress test alle banche europee.

Individuata una normativa di riferimento da far valere per tutti gli stati membri, occorre porre in atto una vigilanza sugli operatori finanziari perchè tale normativa venga rispettata. Il Meccanismo di Vigilanza Unico (MVU) ha proprio questo compito.

Le attività di vigilanza vengono svolte dalla BCE, in stretta collaborazione con le autorità di vigilanza dei singoli paesi membri. Gli istituti coinvolti direttamente nel MVU sono attualmente 119; scelti per la loro significatività, rappresentano l’82% degli attivi bancari presenti nell’unione. La BCE, nell’ambito della sua attività di vigilanza, può promuovere indagini ed ispezioni su singoli istituti, richiedere requisiti patrimoniali più stringenti e, nei casi più estremi, revocare la licenza bancaria.

Gli istituti che non rientrano tra quelli significativi continuano ad essere vigilati dalle autorità nazionali, pur rimanendo un’attività di collaborazione da parte della BCE.

Se nel corso dell’attività di vigilanza si evidenziano delle criticità, l’unione bancaria interviene attraverso il Meccanismo di Risoluzione Unico (MRS), uno strumento ideato per gestire le fasi di dissesto degli istituti bancari, limitandone gli effetti sul sistema e sui contribuenti.

Le attività del MRS sono condotte da un Comitato di Risoluzione Unico, mentre i fondi necessari per porre in atto i processi di risoluzione delle crisi bancarie sono raccolti in un Fondo di Risoluzione Unico, finanziato dai contributi versati dagli istituti bancari aderenti. Prerequisito per poter aderire al fondo è l’accettazione della normativa europea sul salvataggio delle banche (che comprende il famoso bail in).

Il fondo, attivato nel 2016, prevede di coprire, nell’arco di 8 anni, una somma pari all’1% di tutti i depositi protetti degli enti creditizi facenti parte dell’unione bancaria. Una cifra che è stimata in circa 55 miliardi di euro.

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