Conti deposito. Tornano convenienti?

Con l’aumento della volatilità dei mercati ed i primi segnali di rialzo dei tassi di interesse, tornano sotto i riflettori i conti deposito. Sono convenienti? E a chi sono adatti?

Ne parliamo ormai da molte settimane, i mercati finanziari stanno vivendo un periodo sicuramente più volatile rispetto alla lunga e placida fase rialzista a cui ci eravamo abituati per quasi un lustro. La fine della politica ultra espansiva da parte delle principali banche centrali e le turbolenze sul commercio internazionale, hanno fatto drizzare le antenne a molti investitori. Meglio portare a casa i profitti e farli riposare sottoforma di liquidità?

Se il nostro orizzonte temporale di investimento è inferiore ai 36 mesi è lecito porsi questa domanda, iniziando a guardarsi intorno alla ricerca di un “porto sicuro” per i nostri risparmi, in attesa di capire come si evolverà la situazione. All’orizzonte non vi sono segnali di inversione del ciclo economico e solo il mercato obbligazionario pare aver iniziato un percorso di discesa. Un investitore prudente, tuttavia, ha ottime ragioni per cominciare a riconsiderare la liquidità e con essa i conti deposito.

Ma conviene tornare sui conti deposito? E a chi sono adatti?. Nel prendere qualsiasi decisione occorre tenere a mente alcuni concetti chiave. Vediamoli assieme.

Innazitutto dobbiamo sempre ragionare in termini reali. Nel caso degli investimenti ciò significa che non dobbiamo mai dimenticarci l’effetto che il tempo ha sul denaro, attraverso quella percentuale che chiamiamo comunemente inflazione. Il rendimento reale di qualsiasi investimento sarà dato, in definitiva, dalla differenza tra il rendimento nominale ed il tasso di inflazione. Un differenza negativa significa che stiamo perdendo valore.

Un secondo concetto da tenere a mente è quello legato ai vincoli. Molti conti deposito richiedono che le somme versate siano “bloccate” per un determinato periodo di tempo. Lo svincolo è sempre possibile ma si accompagna alla perdita del rendimento proposto. Per questo è molto importante valutare attentamente le durate di vincolo proposte e  le esigenze di investimento.

Una terza considerazione va fatta sulla natura dei conti deposito e sui rischi derivanti da eventuali problemi economico-patrimoniali della banche che li propongono. Oltre al limite dei 100.000 euro per intestatario al fine di evitare di trovarsi invischiati in un ipotetico bail in, occorre considerare la solidità economica della banca e la sostenibilità di un rendimento “allettante” rispetto ai tassi praticati sul mercato.

Il quarto aspetto da tenere in considerazione riguarda la tassazione. Sui conti deposito il fisco interviene con due diverse aliquote. Il 27% sugli interessi maturati e lo 0,2% sul patrimonio (imposta di bollo). Esistono alcuni conti deposito che azzerano l’imposta di bollo; la tassazione sugli interessi è sempre presente.

Attualmente le offerte per i conti deposito viaggiano tra uno 0,30% ed un 1,30% lordo annuo. L’inflazione core italiana, a giugno 2018 era dello 0,9%. Eliminate le offerte un po’ troppo spinte possiamo quindi dire che i conti deposito non riescono, agli attuali livelli di tassi di interesse, a proteggere il capitale dall’inflazione. Il loro utilizzo risulta quindi indicato solo per brevissimi periodi (3-6 mesi) ed in una chiara ottica di “parcheggio temporaneo” in attesa di cogliere qualche differente opportunità di mercato.

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